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Morte Nera: le persone sopravvissute sono legate a malattie autoimmuni

Un gruppo di ricercatori hanno identificato i tratti genetici che hanno determinato chi è sopravvissuto alla peste nera più di 700 anni fa, ma che oggi sono associati a una maggiore suscettibilità ad alcune malattie autoimmuni. Lo studio del DNA secolare di vittime e sopravvissuti alla peste bubbonica avvenuta nel XIV secolo ha scoperto che le persone con quella che gli scienziati descrivono come una variante “buona” di un particolare gene, noto come ERAP2, sono sopravvissute a tassi molto più elevati.

I risultati fanno luce su come la peste nera, che ha spazzato oltre il 50% della popolazione europea, ha plasmato l’evoluzione dei geni immunitari come ERAP2, ponendo le basi per come gli esseri umani rispondono oggi alle malattie. La variante ERAP2 “selettivamente vantaggiosa” è anche un noto fattore di rischio per il morbo di Crohn ed è stata associata ad altre malattie autoimmuni.

 

Malattie autoimmuni, esiste un legame con la Morte Nera

Questa è la prima dimostrazione che effettivamente la peste nera è stata un’importante pressione selettiva all’evoluzione del sistema immunitario umano. Per effettuare lo studio sono stati estratti più di 500 campioni di DNA antico dai resti di individui, compresi quelli sepolti nelle fosse della peste di East Smithfield a Londra, che furono usate per sepolture di massa nel 1348 e nel 1349. I campioni provenivano da persone che erano morte prima del peste, morte a causa di essa o sopravvissute ad essa. Sono stati ricercati segni di un eventuale adattamento genetico correlato alla peste, che è causata dal batterio Yersinia pestis. Avere due copie del gene “buono” ERAP2 ha permesso agli individui di produrre proteine ​​funzionali, molecole che aiutano il sistema immunitario a riconoscere un’infezione.

Queste copie hanno consentito una neutralizzazione più efficiente di Y pestis da parte delle cellule immunitarie. La presenza della variante avrebbe reso una persona circa il 40% più probabile che sopravvivesse alla Morte Nera rispetto a chi non l’aveva. La ricerca è stata il primo studio su come le pandemie potrebbero modificare i genomi ma non essere rilevate nelle popolazioni moderne. Questi geni stanno sbilanciando la selezione: ciò che ha fornito un’enorme protezione durante centinaia di anni di epidemie di peste si è rivelato ora correlato all’autoimmunità. Un sistema immunitario iperattivo potrebbe essere stato eccezionale in passato, ma nell’ambiente di oggi potrebbe non essere così utile.

Foto di 41330 da Pixabay

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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