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Le mosche della frutta sono difficili da schiacciare, svelato il perché

Avete mai provato a schiacciare una mosca? Quante volte la vostra preda è fuggita ancor prima di avvicinarvi? Il motivo per cui è tanto difficile schiacciarne una è perché vedono dieci volte più veloci di noi. Sostanzialmente quando cerchiamo di colpirne una, l’insetto vede la minaccia che si insinua lentamente verso di lui. La scoperta arriva da uno studio di cinque anni che ha permesso di sviluppare un mondo di realtà virtuale per le mosche.

Il team scientifico dietro questa tecnologia ha pubblicato l’articolo negli Atti della National Academy of Sciences. La ricerca è stata effettuata sui Ditteri studiandone il comportamento per capire come si allontanano da noi in caso di minaccia. Il movimento degli insetti è stato analizzato all’interno di ambienti virtuali tridimensionali complessi; gli scienziati hanno stimolato le mosche attraverso determinate immagini così da capire il loro processo di navigazione.

 

Come si comportano le mosche delle mele?

Nella ricerca sono state utilizzate in particolare le mosche delle mele, un sottotipo della mosca della frutta mediterranea. L’insetto è molto popolare nelle case del Medio Oriente e mangia praticamente qualsiasi cosa, deponendo uova in frutta in decomposizione, verdure, cipolle, pane e persino cibo per gatti e stracci da cucina sporchi. In questo modo queste mosche troveranno sempre qualcosa da mangiare e infestare.

Lo studio svoltosi in India ha preso in causa la mosca delle mele americane come soggetto per gli esperimenti. L’animaletto è stato scelto non solo perché bello esteticamente, ma anche perché ha in mente un solo ed unico obiettivo: le mele. Per indagare sul processo di navigazione e il comportamento della mosca, gli scienziati hanno creato un mondo in realtà virtuale con degli alberi di mele.

Frutto del lavoro di anni, l’ambiente VR permette ai ricercatori di vedere il mondo con gli occhi dell’insetto, così da capire esattamente il loro comportamento. Il filmato VR realizzato appositamente per le mosche gira dai 200 ai 300 fotogrammi al secondo, rispetto ai 24 fotogrammi dei normali “filmati umani”. Questo perché le mosche vedono molto più velocemente di noi e sotto i 200 frame vedrebbero le immagini sfarfallare. Questo è uno dei principali motivi per cui riescono ad eludere facilmente i nostri scacciamosche.

Un esperimento alla “Arancia Meccanica”

La realtà virtuale per l’uomo può avere effetti collaterali, come nausea, disorientamento e mal di testa. Se la mosca ha provato gli stessi sintomi dopo la visione del film non è possibile saperlo, tuttavia per sottoporlo all’esperimento il soggetto è stato legato. Un po’ come l’iconica scena di “Arancia Meccanica”.

A quanto pare gli insetti sono stati legati in primo luogo per non farli volare via, in secondo luogo per sapere il motivo dei loro spostamenti in base ai rumori e agli odori percepiti dalla mosca della frutta. Potrebbe sembrare una sorta di tortura, ma i ricercatori hanno specificato di aver trattato gli insetti con cura e rispetto mentre cercavano di entrare nelle loro piccole menti.

I soggetti sono stati legati con una leggera imbragatura senza far loro del male, una sorta di guinzaglio, così definito dagli scienziati. In sostanza un piccolo ago è stato collegato alla parte superiore del loro esoscheletro toracico usando una minuscola goccia di colla. Questo li ha tenuti in posizione, ma ha permesso loro di muovere liberamente le zampe e le ali. Le creaturine sono state nutrite frequentemente con una pallina imbevuta di zucchero che potevano tenere tra le zampette e leccare come un lecca-lecca. Successivamente, sono state riportate nella stanza di allevamento.

In conclusione cos’è stato scoperto?

Durante gli esperimenti gli scienziati hanno osservato che le mosche volavano per ore nel mondo virtuale con la possibilità di fermarsi in qualsiasi momento. Durante l’analisi è stato scoperto che le mosche delle mele impiegano più segnali sensoriali per individuare e navigare verso gli alberi di mele virtuali nel complesso paesaggio 3D. Questo è stato realizzato per emulare il loro ambiente naturale con scenari dinamici e flussi di odori su larga scala.

In conclusione: le mosche si sono dirette praticamente verso fiori o alberi. Fondamentalmente le mosche delle mele avevano maggiori probabilità di avvicinarsi agli alberi vicini rispetto agli alberi distanti. L’implicazione è che le mosche possono giudicare la distanza, usando segnali di profondità come la parallasse di prospettiva e movimento. Inoltre erano chiaramente attratti dal profumo.

Ma come può esserci utile tutto questo? Il team ha riferito che i risultati ottenuti potrebbero essere utilizzati per ottimizzare le strategie per il controllo dei parassiti, l’impollinazione delle colture e la gestione delle malattie. Per quanto riguarda come schiacciarle, non ci resta che dedurre il punto in cui si poserà e provare a mirare lì!

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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