Continuano i progressi ed i preparativi della NASA per distruggere un asteroide lanciandogli contro un velivolo che viaggia alla velocità di 23.000 chilometri orari, in modo da evitare che questo un giorno si schianti sul nostro povero Pianeta e che noi finiamo come i dinosauri.
Si avvicina infatti il momento dell’incontro della sonda DART con l’asteroide bersaglio, una missione da 240 milioni di dollari che finirà con lo schianto del veicolo spaziale sull’asteroide Dimorphos, il più piccolo di un sistema binario di asteroidi, con un diametro di 160 metri.
La missione DART (Double Asteroid Redirect Test) porterà alla formazione di un cratere e solleverà nello spazio polveri e frammenti. Ma il suo scopo principale sarà quello di deviare l’asteroide dalla sua orbita, portandolo su una rotta che non si incroci con quella della Terra.
La missione DART, è stata sviluppata da Andy Cheng, scienziato capo dell’Applied Physics Laboratory della Johns Hopkins University insieme a un ricercatore senior. Il dottor Cheng ha dichiarato al Financial Times: “È molto eccitante, come un sogno che si avvera, perché qualcosa a cui abbiamo lavorato per 20 anni sta effettivamente accadendo”.
Il dottor Cheng ha ipotizzato che l’impatto di DART potrebbe alterare la forma dell’asteroide. Ma la cosa più importante è che i risultati della missione DART potrebbero fornire informazioni preziose che potrebbero rivelarsi fondamentali se la Terra doversi trovarsi davvero sotto la minaccia di un asteroide.
Il velivolo principale della missione DART è stato lanciato nello spazio lo scorso novembre e la navicella intercetterà il sistema Didymos alla fine di settembre 2022, schiantandosi intenzionalmente contro Dimorphos ad una velocità di circa 6 chilometri al secondo. Gli scienziati stimano che l’impatto cinetico ridurrà l’orbita di Dimorphos di diversi minuti.
Tra due anni invece, un altro veicolo spaziale inviato dall’Agenzia spaziale, analizzerà ogni elemento dell’impatto. La missione Hera raggiungerà infatti la coppia di asteroidi per osservare e studiare le conseguenze dell’impatto.
Ad osservare l’intera vicenda, vi saranno anche due piccole sonde realizzate in Italia, i Cubesat. Si tratta di due mini sonde satellitari che hanno il compito di osservare, studiare e capire l’interazione con Dydymos e Dimorphos, in tutte le sue fasi.
Un primo Cubesat tutto italiano e realizzato dalla Argotec di Torino, ed è già in viaggio nello spazio sulla sonda DART della NASA. Questo primo satellite si staccherà da DART prima dell’impatto e ne seguirà in diretta la caduta sull’asteroide.
Il secondo Cubesat è stato realizzato a Torino, presso la Tyvak con la collaborazione del Politecnico di Torino. Questo secondo satellite, battezzato “Milani” in onore di uno dei protagonisti internazionali della ricerca sugli asteroidi, si troverà invece a bordo di Hera e studierà da vicino la superficie dell’asteroide due anni dopo l’impatto.
Con la missione Hera dunque si misureranno gli effetti dello schianto del DART su Dimorphos, analizzando l’eventuale variazione nel suo movimento e nella sua orbita, per determinare se la missione lo abbia effettivamente reso innocuo per il nostro Pianeta.
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