Ben prima che la nave da crociera australiana Ruby Princess giungesse all’attenzione del mondo intero a causa del focolaio di coronavirus che è esploso tra l’equipaggio, la società madre della nave, la Carnival Corporation, fu coinvolta in un altro scandalo dall’altra parte del mondo che sarebbe costato alla società 60 milioni di dollari in multe. La storia inizia nel 2013, quando Christopher Keays, un giovane assistente ingegnere scozzese a bordo della Princess, fu testimone di una vicenda che vide alti ufficiali montare dei dispositivi sulle sentine della nave e scaricare rifiuti contaminanti nel mare.
Per coprire il loro crimine, gli ufficiali avevano pompato acqua di mare pulita attraverso l’attrezzatura di monitoraggio della nave, creando un falso registro digitale affinchè l’operazione risultasse legittima. Keays, che aveva appena iniziato la sua carriera, era così sconvolto che arrivò a scattare foto e video; alla fine lasciò il lavoro denunciò la situazione alle autorità. Durante le successive indagini, che vennero anche ostacolate dalle menzogne e dagli insabbiamenti degli ufficiali della Carnival, è stato rivelato che cinque navi della compagnia avevano scaricato illegalmente materiale inquinante per anni.
La Carnival venne multata per 40 milioni di dollari, la più grande multa per i crimini ambientali nella storia degli Stati Uniti e venne sottoposta ad un regime di libertà vigilata. Poi, l’anno scorso le venne comminata un’altra multa di 20 milioni di dollari per ulteriori scarichi di materie plastiche durante il regime di libertà vigilata. Per l’opinione pubblica, la vicenda costituì un autentico scandalo nel mondo delle crociere. Secondo uno studio del 2009 sull’impatto ambientale delle navi da crociera, condotto dal dottor Ross Klein, un sociologo dell’Università di Terranova, da una nave da crociera media, sono espulsi circa 401 grammi di CO2. “Si tratta di un quantitativo 36 volte maggiore di quello emesso da un treno Eurostar e più di tre volte di quello di un Boeing 747“, si legge nella ricerca.
Uno dei motivi del notevole impatto ambientale è l’uso di olio combustibile pesante e non rinnovabile utilizzato per la locomozione delle navi. L’olio combustibile pesante è un sottoprodotto del processo di raffinazione così inquinante che è illegale smaltirlo a terra nella maggior parte delle giurisdizioni. Secondo il gruppo ambientalista tedesco NABU, il motore di una nave da crociera di medie dimensioni può utilizzare 150 tonnellate di carburante ogni giorno, il che emetterebbe un inquinamento particolato pari a 1 milione di automobili.
Klein nota che il problema potrebbe essere ancora più complesso. A differenza di altre navi, le navi da crociera trasportano migliaia di persone e non solo merci. “Si stima che una nave da crociera di medie dimensioni in un viaggio di una settimana con 2200 passeggeri e 800 membri dell’equipaggio generi fino a 794.900 litri di acque reflue umane (che riempirebbe circa 10 piscine del cortile), 3 milioni di litri di acque grigie (cioè acqua proveniente da vasche da bagno, docce e cucine), otto tonnellate di immondizia e oltre 130 litri di rifiuti pericolosi“.
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