Foto di Louis Hansel su Unsplash
Il nervo vago è una delle principali vie di comunicazione tra il cervello e il sistema gastrointestinale. È coinvolto nel controllo di funzioni vitali come la digestione, la frequenza cardiaca e persino l’umore. Ma recenti studi suggeriscono che il suo funzionamento non dipenda solo dalla biologia: anche la dieta e il contesto socio-economico giocano un ruolo chiave.
Ciò che mangiamo influenza profondamente l’attività del nervo vago. Una dieta ricca di fibre, alimenti fermentati e nutrienti essenziali può stimolare positivamente questa via nervosa, favorendo una migliore digestione, equilibrio del microbiota e riduzione dell’infiammazione. Al contrario, una dieta povera e ricca di zuccheri o grassi saturi può compromettere la funzione vagale.
Le persone che vivono in condizioni di povertà o instabilità economica spesso hanno accesso limitato a cibi freschi e salutari. Questo porta a una dieta squilibrata, che può alterare l’equilibrio intestinale e ridurre l’attività del nervo vago. In pratica, la difficoltà economica può avere conseguenze dirette sul nostro asse intestino-cervello.
Il nervo vago è una delle principali vie attraverso cui il microbiota comunica con il cervello. Uno squilibrio nel microbiota intestinale – condizione comune in chi ha una dieta povera – è stato associato a disturbi dell’umore come ansia e depressione. Questo spiega in parte perché chi vive in contesti svantaggiati presenta una maggiore incidenza di problemi psichici.
La povertà non influisce solo sulla dieta, ma anche sul livello di stress. Lo stress cronico riduce la funzione vagale, creando un circolo vizioso in cui cattiva alimentazione e stress si alimentano a vicenda, peggiorando la salute generale. Il nervo vago, in questo senso, diventa il mediatore di un disagio che è tanto biologico quanto sociale.
Negli ultimi anni, la scienza ha cominciato a esplorare come stimolare artificialmente il nervo vago – attraverso dispositivi o tecniche di respirazione profonda – per contrastare gli effetti negativi di dieta e stress. Tuttavia, queste soluzioni non sostituiscono la necessità di affrontare le disuguaglianze sociali alla radice.
Per migliorare la salute collettiva è fondamentale promuovere politiche che rendano accessibili cibi sani a tutte le fasce della popolazione. Interventi di educazione alimentare nelle scuole, incentivi per l’agricoltura locale e supporto economico alle famiglie in difficoltà sono passi concreti che possono avere un impatto profondo anche sul benessere neurointestinale.
Il nervo vago ci ricorda che salute fisica, mentale e sociale sono profondamente interconnesse. Non basta cambiare ciò che mettiamo nel piatto: serve un cambiamento sistemico, che tenga conto del contesto in cui le persone vivono. Solo così potremo davvero parlare di prevenzione e benessere per tutti.
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