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Neuroni artificiali creati per curare le malattie croniche per la prima volta

Un team di ricercatori è riuscito a ricreare le proprietà biologiche dei neuroni in chip, che possono essere utili per aiutare a curare le malattie neurologiche croniche. In quello che è stato considerato un risultato unico della scienza, i ricercatori dell’Università di Bath hanno creato neuroni artificiali che potrebbero avere importanti applicazioni mediche, in particolare per curare l’Alzheimer e altre malattie degenerative croniche. Questi chip di silicone si comportano come veri neuroni, rispondendo ai segnali del sistema nervoso.

Si tratta di un’impresa perseguita a lungo dalla comunità scientifica. I neuroni artificiali hanno la capacità di riparare i biocircuiti, replicando la loro funzione sana e ripristinando la funzione corporea completa del paziente.

In caso di insufficienza cardiaca, ad esempio, i neuroni cerebrali delle persone non rispondono correttamente al sistema nervoso, non inviando i segnali corretti al cuore. Questo fa sì che il cuore non pompi il sangue con l’intensità che dovrebbe.

 

La ricerca

Lo studio, pubblicato martedì sulla rivista Nature Communications, descrive in dettaglio come gli scienziati sono stati in grado di modellare e derivare equazioni per spiegare come i neuroni rispondano agli stimoli elettrici di altri nervi. I ricercatori hanno replicato le dinamiche naturali nei topi usando chip di silicone. “Finora, i neuroni erano come scatole nere, ma siamo riusciti ad aprirle e sbirciare al loro interno. Il nostro lavoro cambia paradigmi perché fornisce un metodo robusto per riprodurre le proprietà elettriche dei neuroni reali in minimi dettagli“, ha affermato l’autore dello studio Alain Nogaret.

Il ricercatore sottolinea inoltre che uno dei vantaggi della sua innovazione è che questi neuroni hanno bisogno di poca energia (140 nanowatt). “Stiamo sviluppando pacemaker intelligenti che non solo stimolano il cuore a pompare a un ritmo costante, ma usano questi neuroni per rispondere in tempo reale alle richieste poste sul cuore“, ha aggiunto il ricercatore dell’Università di Bath.

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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