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Noccioline, ecco perché non bisogna darle ai bambini per curare l’allergia

Le noccioline sono della frutta secca con ottimi valori nutrizionali e ottimi da inserire in varie diete. In età pediatrica, però, molti bambini ne sono allergici. Fino a poco tempo fa c’era l’idea della “sfida alimentare“, ovvero aumentando le dosi di un allergene sull’individuo, in questo caso le noccioline, portasse col tempo alla scomparsa dell’allergia. Un recente studio ha dimostrato che non è così, anzi si peggiora di molto la situazione, con rischi anche gravi. Scopriamo perché.

 

Non date noccioline ai bambini allergici!

Questo erroneo metodo di fare è stato smontato da una ricerca della McMaster University, postato poi anche su Daily Mail. Lo studio ha confermato che trattare l’allergia alle arachidi in età infantile aumentandone progressivamente la tolleranza finisce col peggiorare la situazione invece che migliorarla.

Gli scienziati hanno riunito i risultati di 12 studi condotti su oltre 1.000 giovani pazienti con un’età media di nove anni, i cui progressi sono stati seguiti per un anno. Gli studi hanno evidenziato come seguire l’immunoterapia orale, ovvero aumentare le dosi, aumenti il rischio di anafilassi dal 7,1% al 22%. Infatti, e reazioni allergiche che hanno portato a vomito, dolore addominale, prurito alla bocca, orticaria, respiro sibilante e asma sono aumentate.

Ecco cosa dice in merito il dottore Derek Chu, della McMaster University:

“Il nostro studio sintetizza tutti gli studi clinici randomizzati che confrontano l’immunoterapia orale con arachidi senza immunoterapia al fine di generare la prova della massima qualità per informare il processo decisionale. Dimostra che i regimi attuali di immunoterapia orale con arachidi possono raggiungere l’obiettivo immunologico della desensibilizzazione, ma che questo risultato non si traduce nel raggiungimento dell’obiettivo clinico e paziente-desiderato di reazioni allergiche e anafilassi meno nel tempo. Al contrario, si verifica il risultato opposto, con più reazioni allergiche e avverse con l’immunoterapia orale rispetto all’evitamento o al placebo.”

 

Francesco Borea

Studente universitario Appassionato di tecnologia

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