Il ghiaccio dell’Artico è più mutevole della controparte dell’Antartico il quale può fare affidamento ad un grosso continente come solida base. La natura mutevole del Polo Nord è da sempre caratterizzata da un assottigliamento del ghiaccio nei periodi estivi a cui segue un rafforzamento in quelli invernali. Proprio nei mesi più caldi la parte più antica tiene insieme le varie zone e permette il passaggio ai mesi freddi, ma l’innalzamento delle temperature degli ultimi 10 anni ha reso questo ciclo più debole.
La scomparsa del ghiaccio della calotta artica non è solo un problema per l’ecosistema locale, ma per tutto il mondo. Il bianco fa riflette i raggi ultravioletti mentre l’oscuro mare che si nasconde sotto di esso attrae i raggi e a questo ne consegue un’innalzamento delle temperature oceaniche e con conseguente aumento a livello globale. In parole povere, lo scioglimento dei ghiacci non è solo un sintomo del surriscaldamento globale, ma lo favorisce anche.
Come da titolo i dati parlando di una scomparsa che si aggira intorno al 95% del ghiaccio più antico, ma ovviamente nel frattempo c’è stato un ricambio. Il problema è che quest’ultimo non è neanche lontanamente resistente rispetto a quello che si è formato nei secoli scorsi. Durante l’estate si scioglie molto più in fretta e anche se d’inverno ci mette meno tempo a formarsi quest’ultimo non fornisce una solida base per l’anno successivo.
Nel 1985 questo ghiaccio antico era circa il 16% di tutto quello presente mentre adesso è sceso sotto l’1%. Ecco una dichiarazione di Alek Petty, un ricercatore della NASA: “Un decennio fa, c’erano vaste regioni dell’Artico che avevano ghiaccio che aveva diversi anni. Ma ora, questo è un fenomeno raro. […] Se ti sbarazzi di quel ghiaccio che ha cinque o dieci anni, ovviamente ci vorrà molto tempo per ricostituirlo.”
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