Non se ne parla mai abbastanza, ma il rapporto con l’alimentazione non è una cosa semplice per tutti, anzi. Molto probabilmente tra i vostri amici, i vostri familiari o i vostri compagni di classe c’è qualcuno che soffre di anoressia o bulimia, eppure non sempre ce ne si accorge, spesso non fino a quando è troppo tardi.
Ad essere colpiti sono soprattutto adolescenti, e le statistiche parlano non solo di aumento, ma anche di un abbassamento dell’età in cui i ragazzi cominciano a soffrirne. I primi casi infatti cominciano ad essere rilevati già a 8 anni. La situazione è seria, tanto che il Ministero della Salute, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha creato un sito interamente dedicato al problema.
Le cause sono moltissime, ed è difficile generalizzare. Unica certezza è che il cibo non rappresenti più una risorsa scarsa nella nostra società, ed in un certo senso, la sua perdita di valore porta a sottovalutarne il rapporto.
L’anoressia nervosa è uno dei disturbi psichiatrici con più alto indice di mortalità, e colpisce soprattutto donne (circa il 95.5%); anche se apparentemente sana, una persona che ne soffre ha 10 volte le probabilità di morire, rispetto ad un coetaneo sano.
Anoressia e bulimia non sono gli unici rischi legati all’alimentazione, ma ci sono moltissimi altri casi classificati come tali. Uno dei più recenti si chiama Arfid, o disturbo dell’alimentazione evitante-restrittivo, ed in questo caso ad essere colpiti sono soprattutto bambini, dai 3 anni fino all’adolescenza. L’Arfid si manifesta sotto numerose forme, la più comune è una fortissima selettività sul cibo, che porta chi ne soffre a scegliere solo alimenti di un determinato colore, oppure di una precisa consistenza. Potrebbe sembrare un capriccio o una fase momentanea, ma se non trattato in tempo anche questo disturbo può avere gravi conseguenze.
La giornata del fiocchetto lilla è un impegno sanitario preciso, sostenuto dall’associazione Mi nutro di Vita, con il supporto e la collaborazione dell‘ospedale Bambin Gesù di Roma, che ha previsto una diretta Facebook per comunicare con le famiglie ed informare, evitando soprattutto facili allarmismi.