L’onda più alta mai registrata sulla Terra si ebbe nel luglio 1958, quando un terremoto di magnitudo 8,3 sulla faglia di Fairweather, scosse la costa meridionale dell’Alaska. Durante il catastrofico evento ci fu una massiccia frana nella baia di Lituya, che diede luogo ad un devastante tsunami nelle acque della baia che costò la vita a cinque persone.
La colossale onda dello tsunami ebbe infatti un’altezza di rincorsa, ovvero l’altezza che l’onda raggiunge dopo essere giunta sulla terra ferma, di ben 524 metri. Questa impressionante misura fu ottenuta osservando fino a che altezza gli alberi furono sradicati sui ripidi pendii sulla costa della baia.
Come spiega Hermann Fritz professore di ingegneria civile e ambientale presso il Georgia Institute of Technology, specializzato in tsunami e uragani, “è la più grande onda mai registrata e di cui abbiamo testimonianze oculari”. Nel corso della storia della Terra infatti potrebbero esserci state onde più grandi di quella registrata nel 1958, ma possiamo solo dedurre questi eventi dallo studio dei depositi geologici.
Nel suo studio del 2009, Fritz aveva ricreato in laboratorio gli eventi dello tsunami della baia di Lituya. Per condurre gli esperimenti fu utilizzata una specifica vasca da laboratorio in scala 1:675 che imitava la forma e le caratteristiche della baia. Grazie al loro studio i ricercatori guidati da Fritz scoprirono che per produrre una simile distruzione sulla costa, l’altezza massima della cresta dell’onda doveva aggirarsi attorno ai 150 m, dunque la più alta onda mai registrata sulla Terra.
Per generare una simile onda, la frana che ha dato vita allo tsunami del 1958, dovrebbe aver riversato nella baia circa 30 milioni di metri cubi di roccia. Ma a contribuire all’incredibile altezza dell’onda non è stata solo la grande quantità di roccia riversata in mare, bensì la particolare conformazione della baia stessa.
Quella di Lituya infatti è una profonda insenatura con pareti ripide, un fiordo lungo e stretto creato da un antico ghiacciaio che si insinua per 14,5 km nella costa, con una larghezza massima di soli 3,2 m. Il punto più profondo della baia raggiunge i 220 m di profondità ed è collegata al Golfo dell’Alaska da un’apertura di circa 300 m.
In questo lungo e stretto fiordo la frana ebbe luogo a Gilbert Inlet, ovvero nel punto più interno della baia. Durante uno tsunami generato da una frana, l’onda risultante si irradia a forma di ventaglio. Ma data la particolare conformazione della baia, con i suoi pendii ripidi e la sua scarsa larghezza, unita ad un punto di origine così interno, fecero si che tutta la potenza dell’onda si incanalasse in un’unica direzione.
Gli tsunami come questo, generati da frane, sono eventi molto più rari rispetto a quelli tettonici, ovvero causati da interruzioni del fondale marino dovute al movimento delle placche tettoniche ed in genere hanno anche una durata minore. Come spiega Fritz, “gli tsunami generati da frane possono essere molto grandi vicino alla sorgente e decadere rapidamente“. Gli tsunami tettonici invece iniziano come piccole onde che percorrono però enormi distanze, aumentando di altezza quando raggiungono la costa.
Durante lo tsunami del 1958 nella baia di Lituya, quando l’onda è arrivata allo sbocco del lungo fiordo, si era ridotta a un’altezza inferiore a 100 m e non si è spinta molto più lontano nel Golfo dell’Alaska.
Questo evento catastrofico, con un’onda di tale dimensione, lasciò la baia profondamente danneggiata. Dopo che l’onda si dissipò, furono necessarie tre settimane prima che il sito fosse ritenuto sufficientemente sicuro per poter essere esaminato dai ricercatori che, quando poterono perlustrare la baia, descrissero scenari quasi apocalittici con milioni di alberi sradicati che galleggiavano nelle acque della baia.
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