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Ci sono moltissimi studi sulle malattie degenerative collegate al progredire dell’età, come il morbo di Parkinson. Sebbene negli ultimi non sembra sia cambiato molto nonostante tutte le scoperte, in realtà ci si sta muovendo nella giusta direzione. Una nuova ricerca, per esempio, ha notato come l’esposizione al rame e una particolare proteina presente nel cervello siano collegate a tale patologia.
Con il morbo di Parkinson, allo stato attuale, diventa fondamentale riuscire ad individuare i primi segni il più in fretta possibile così da ritardare il più in fretta possibile il decorso della malattia. Questa scoperta può facilitare proprio una diagnosi per la comparsa della proteina alfa-sinucleina difettata a causa dei troppi ioni di rame.
Gli effetti del Parkinson si possono riassumere con la morte di alcuni neuroni nel cervello che servono come neurotrasmettitori della dopamina. Una volta che succede questo, con il tempo, si manifestano i sintomi tipici della malattia ovvero i tremori e la rigidità muscolare. Il formarsi della proteina sopracitata porta proprio alla morte dei neuroni quindi capire come si forma e cercare di impedire può di fatto evitare la comparsa del morbo.
Quello che si è visto finora è che l’esposizione a ioni di rame favorisce l’aggregarsi di queste proteine. In sostanza, potrebbe non essere una causa scatenante in sé, ma tali ioni possono essere in grado di velocizzare una patogenesi che in una persona normale non sarebbe avvenuta con una rapidità tale da dover soffrire della patologia in relativa giovane età.
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