Il Parkinson è una di quelle malattia che risultano essere più comuni di quanto si spererebbe, così come l’Alzheimer. La patologia si presenta maggiormente negli individui più anziani e come l’altro morbo appena citato i trattamenti e le cure esistenti possono soltanto mitigare sul breve periodo. Per questo motivo sono di fondamentale importanza gli studi che si fanno in merito e uno di questo ha raggiunto una scoperta interessante.
Lo studio iniziato diversi anni fa ha osservato che la malattia presenta un tasso più basso nei pazienti sottoposti ad una specifica procedura chirurgica chiamata vagotomia truncalare. Tale operazione consiste nella rimozione del nervo vago ovvero quel nervo che collega il tubo digerente al cervello. Apparentemente tale rimozione abbassa la possibilità di comparsa di circa il 40% sottolineando come le due cose siano collegate.
Cambiare gli approcci
Ecco una dichiarazione di Bojing Liu, ricercatore della Karolinska Instituet in Svezia: “Questi risultati forniscono prove preliminari che la malattia di Parkinson può iniziare nell’intestino. Altre prove per questa ipotesi sono che le persone affette dal morbo di Parkinson hanno spesso problemi gastrointestinali come la stitichezza, che può iniziare decenni prima che sviluppino la malattia.”
Il campione statistico, e clinico, preso in esame è abbastanza grosso da non poter essere ignorato. Il team ha esaminato oltre 40 anni di dati e più nello specifico sono stati confrontati 9.400 casi di pazienti che erano stati sottoposti all’operazione sopracitata rispetto a 377.000 che non l’avevano subita. I numeri parlano di uno 0,78% di incidenza in chi aveva subito una vagotomia tronculare che saliva a 1,08% in chi aveva subito invece una vagotomia selettiva; per chi non aveva subito questo genere di interventi la percentuale è di 1,15%.
Purtroppo il Parkinson presenta diverse origini e quella legata all’intestino potrebbe essere solo una delle tante.