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Le parole del meteo: cosa ci rivelano centinaia di lingue sul legame tra vocabolario e ambiente

Le lingue non sono solo mezzi per comunicare, ma anche specchi della realtà vissuta da chi le parla. Un nuovo studio lo dimostra chiaramente: esiste una relazione affascinante e profonda tra il lessico di una lingua e l’ambiente in cui è parlata.

Cultura e natura influenzano il vocabolario

Non è un caso se il mongolo ha un ricco vocabolario legato ai cavalli, il giapponese al gusto e lo svizzero tedesco alla montagna. Ogni lingua riflette ciò che è rilevante per chi la usa quotidianamente.

Uno studio recente, condotto su 616 lingue e oltre 1500 dizionari bilingui, ha confermato e ampliato questa visione. Utilizzando strumenti computazionali, i ricercatori hanno analizzato 163 concetti chiave per esplorare come certi temi siano più centrali in alcune lingue rispetto ad altre.

La neve eschimese non è un mito

Uno degli obiettivi dello studio era verificare l’annosa questione: gli Inuit hanno davvero molte parole per la neve? La risposta, stavolta basata su dati concreti, è sì.

L’Inuktitut del Canada orientale è risultato in cima alla classifica per il concetto “neve”, con termini come:

  • kikalukpok: “camminare rumorosamente sulla neve dura”
  • apingaut: “prima nevicata”

Anche altre lingue artiche come lo Yupik e l’Inupiatun mostrano una ricchezza lessicale significativa legata alla neve, a conferma del legame tra ambiente ostile e linguaggio ricco di sfumature.

E la pioggia? Anche i deserti parlano di nuvole

Sorprendentemente, le lingue più ricche di parole sulla pioggia non vengono necessariamente da zone piovose. Alcune lingue africane del Sud, come il Taa orientale, parlano moltissimo di pioggia pur provenendo da aree aride. E lo fanno con una carica emotiva e culturale:

  • lábe ||núu-bâ: invocazione onorifica al tuono per chiedere la pioggia
  • |qába: rituale di aspersione (anche con urina) per farla arrivare

La pioggia, in questi contesti, è rara ma vitale, e il vocabolario lo riflette.

Odori, emozioni e… fantasmi

Lo studio ha incluso anche concetti meno legati al meteo, come odore, amore e credenze spirituali. Le lingue oceaniche, ad esempio, eccellono nella descrizione degli odori, come il marshallese:

  • jatbo: “odore di vestiti umidi”
  • meļļā: “odore di sangue”
  • aelel: “odore di pesce persistente”

Una ricchezza linguistica raramente documentata, che apre nuove strade per lo studio della percezione e del vocabolario sensoriale.

Uno strumento per esplorare lingue e concetti

I ricercatori hanno creato uno strumento interattivo che permette di cercare:

  • le lingue con il vocabolario più ricco su un determinato concetto (come “neve” o “fantasma”)
  • i concetti più rappresentativi per una data lingua

Un modo per visualizzare in modo dinamico il legame tra parole, ambiente e cultura.

Cautela nell’interpretazione: oltre gli stereotipi

Lo studio offre uno sguardo affascinante sulla diversità linguistica, ma gli autori invitano alla prudenza: i dati si basano su dizionari e conteggi di parole, che possono essere influenzati da fattori tecnici, come l’uso di esempi nelle definizioni.

Inoltre, ridurre una lingua o una cultura a un insieme di concetti principali rischia di semplificare e stereotipare. Le lingue sono organismi complessi, fatti non solo di parole, ma di storia, contesto e relazione.

Le lingue raccontano storie di gelo, pioggia, amore e sopravvivenza. Analizzando il vocabolario con occhi nuovi, possiamo avvicinarci alle esperienze, ai bisogni e alle priorità di chi abita mondi molto diversi dal nostro. E in questo, la pioggia in Africa e la neve dell’Artico hanno molto più in comune di quanto potremmo immaginare.

Foto di Ricardo Resende su Unsplash

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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