Finora è chiaro che la trasmissione del coronavirus avviene principalmente per via aerea, ma le concentrazioni a cui siamo esposti, così come le condizioni climatiche e la presenza di barriere come le mascherine possono fare la differenza. Ma potrebbero esserci casi in cui una sola particella d’aria potrebbe essere sufficiente per diffondere infezioni.
Gli scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory hanno esplorato questa possibilità in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Applied and Environmental Microbiology. Il risultato è stato un modello che propone un nuovo modo di studiare la trasmissione delle malattie infettive, facendo a meno dei dati più difficili da ottenere.
Come molti sanno, l’aria è uno dei veicoli più comuni per la trasmissione di agenti patogeni come funghi, virus e batteri. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le infezioni polmonari sono la quarta causa di morte nel mondo. Finora, è noto che gli agenti patogeni possono diffondersi a distanze che vanno da pochi piedi a centinaia di miglia. Questa dinamica apparentemente innocua potrebbe essere responsabile di epidemie che hanno colpito migliaia di persone.
E sebbene ci sia voluto del tempo per riconoscerlo, alcuni esperti raccomandano l’attuazione di standard severi come quelli applicati all’acqua potabile. Al di là dei prototipi di filtri e depuratori sviluppati durante la pandemia, i ricercatori sperano che in un futuro non troppo lontano la regolazione dell’aria diventi realtà.
Nel frattempo, gli scienziati si stanno concentrando su una migliore comprensione di come avviene il processo. Certo, farlo non è stato particolarmente facile considerando la varietà di fattori coinvolti. Inoltre, non è facile per motivi di sicurezza umana e tecnologia raccogliere dati in periodi caldi come le epidemie.
Consapevoli di ciò, i ricercatori hanno deciso di partire da un punto più basilare che consentisse loro di studiare con precisione la trasmissione delle malattie infettive. Piuttosto che esplorare il processo nel contesto degli aerosol che si disperdono nell’aria e causano infezioni, si sono concentrati sul carico patogeno di una singola particella d’aria.
Lo sviluppo di questa premessa ha portato a un’equazione di rischio relativo regionale, che consente di stimare la diffusione delle malattie trasmesse per via aerea. Il rischio relativo regionale è definito come una nuova metrica diversa dal rischio relativo tradizionale. Questo include tutto, dalle singole stanze alle grandi aree geografiche.
I ricercatori hanno applicato la teoria della singola particella d’aria per studiare la trasmissione di infezioni all’aperto su scale spaziali che vanno da 50 m a 20 km. I risultati dello studio hanno mostrato che il modello stima bene il rischio relativo di queste condizioni in funzione della distanza sottovento. Lo studio, dunque, aiuta a comprendere le fasi iniziali di un’epidemia di malattie infettive trasmesse per via aerea.
È anche utile per studiare la propagazione su scala più ampia e in ambienti diversi. Il suo ulteriore perfezionamento e implementazione potrebbe aiutare a stimare i rischi in diverse stanze, edifici. E, naturalmente, servirebbero a progettare migliori sforzi di pulizia ambientale per la sua prevenzione.
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