Il rover della NASA Perseverance, dopo averci emozionato con il suo atterraggio, vissuto minuto per minuto, grazia allo streaming della NASA, inizia già a mostrarci le prime immagini e i primi frutti delle sue osservazioni.
Come sappiamo la missione di Perseverance e quella di studiare quello che probabilmente una volta era un lago, il Jazero Crater. Percorrerà parti dell’antico fondale lacustre e di quello che forse fu il letto di un antico fiume. In questi luoghi cercherà la vita, o le sue tracce nel passato del Pianeta Rosso.
Ma per permettere a Perseverance di muoversi nello sconfinato paesaggio marziano, in cui le caratteristiche del terreno possono sembrare molto simili tra loro, i team di scienziati che lavorano alla missione hanno bisogno di dare un nome alle cose, in modo da poter inviare al rover comandi chiari su dove dirigersi.
Ed alcuni di questi nomi, sono stati scelti nella lingua Navajo. Sebbene l’Unione Astronomica Internazionale assegni i nomi ufficiali per le caratteristiche planetarie, i team di missione della NASA usano dei soprannomi per punti di riferimento più piccoli, per facilitarsi il lavoro.
Così il team Perseverance ha chiesto ad un ingegnere Navajo che fa parte della squadra, Aaron Yazzie del Jet Propulsion Laboratory (JPL), di intercedere per ottenere il permesso dalla Navajo Nation di usare la loro lingua per nominare alcuni punti di interesse sulla superficie di Marte.
Il popolo Navajo si è subito mostrato entusiasta dell’idea del JPL, accordando alla squadra della NASA il permesso di scegliere i nomi tra le parole della loro lingua. Prima del lancio del rover dunque, il team della missione ha diviso l’area principale in sezioni di circa un 1,5 chilometri quadrati ciascuna.
Dopodiché hanno cercato parchi nazionali e riserve qui sulla Terra che avessero una geologia simile a quella dell’area su Marte, scegliendo questi nomi per i corrispettivi luoghi marziani. Perseverance è quindi atterrata a Tséyi, che corrisponde alla parola Navajo per il Canyon del Chelly National Monument in Arizona, proprio nel cuore della Navajo Nation.
Questa lingua continua ad essere parlata dalle tribù Navajo, e l’interesse della NASA in questo antico linguaggio, potrebbe contribuire a mantenerlo vivo. Come ha affermato il presidente della Navajo Nation, Jonathan Nez, “l’uso della nostra lingua Navajo nella missione Perseverance ispirerà più giovani Navajo a comprendere il significato di imparare la nostra lingua. Le nostre parole sono state usate per aiutare a vincere la seconda guerra mondiale, e ora stiamo aiutando a esplorare e imparare di più sul pianeta Marte”.
Proprio in questo momento, Perseverance sta studiando una grande roccia chiamata “Máaz“ che nella lingua Navajo significa proprio “Marte”. Ma questa roccia è solo uno dei tanti punti di riferimento che, secondo la NASA, è un obiettivo di studio per il rover.
La roccia bersaglio misura circa 73 centimetri sul suo asse più lungo. Sul lato sinistro dell’immagine, rocce caratterizzate da buchi parzialmente riempiti di sabbie scure contrastano con la consistenza più chiara e levigata della roccia a destra. Si può osservare il terreno marziano a grana più fine che circonda le rocce. I colori dell’immagine rappresentano una stima del colore naturale di ogni scena, ovvero come dovrebbe apparire la scena se la guardassimo con occhi umani.
La scelta di utilizzare la lingua Navajo per nominare i punti di interesse della missione, ha comportato un notevole impegno da parte del team. Per quanto i robot possano essere bravi ad imparare cose nuove, una nuova lingua è sempre un’impresa. Inoltre Perseverance non capisce gli accenti, il che ha richiesto un notevole lavoro di adattamento delle parole.
Yazzie ha spiegato che è stato compiuto un duro lavoro per trovare traduzioni che rispettassero al meglio l’ortografia Navajo. Il team utilizzerà quindi le lettere inglesi senza caratteri speciali o punteggiatura per rappresentare le parole Navajo.
Ph. Credit: NASA / JPL Caltech
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