A far tremare nuovamente la Cina non è solo la perdurante pandemia di coronavirus, che proprio lì ha avuto il suo epicentro, ma anche alcuni recenti casi di peste bubbonica confermati nella vicina Mongolia. Dopo il primo caso conclamato infatti, la Cina ha innalzato una sorta di muro con il paese attuando una serie di protocolli precauzionali al fine di scongiurare il rischio che la situazione possa precipitare. Su un sistema di quattro livelli, il pericolo è fissato al livello 3.
La peste è ancora presente in Cina, ma si tratta di una malattia curabile se trattata immediatamente
Il paziente è un pastore originario di Bayannur e si trova ora in quarantena, in condizioni stabili. Non sono ancora chiare le circostanze in cui l’uomo abbia contratto la malattia. La peste bubbonica si trasmette infatti a mezzo di pulci che vivono tipicamente nella pelliccia di roditori selvatici, come ad esempio le marmotte, molto diffuse sul territorio interessato dai casi. La malattia è però oggi curabile facilmente, essendo disponibili in commercio tutti i farmaci più efficaci, ma è importante che il paziente venga trattato con essi immediatamente, in quanto il batterio può uccidere in appena 24 ore.
Conseguentemente alla conferma del caso, sono state messe in quarantena circa 146 persone. Tra le misure precauzionali che la Cina ha adottato ci sarebbero anche gli obblighi di segnalare eventuali avvistamenti di esemplari di marmotte o anche loro carcasse; è inoltre intimato di avvertire immediatamente le autorità sanitarie in caso di febbre anomala. Sono poi vietate la caccia e il commercio degli animali, in particolare di roditori, in quanto principali vettori del contagio. Le misure si sono rese necessarie in quanto la Cina si ritrova ancora oggi spesso a dover combattere con casi di peste bubbonica, in quanto il batterio non è mai stato debellato completamente; tuttavia, la malattia che esso causa è curabile e tra il 2009 e il 2018 erano stati registrati solo 26 casi e 11 decessi.