Tra i vaccini contro il Covid-19, perlomeno quelli approvati in Unione Europea, si può tracciare una linea per dividere due gruppi. La variabile principale è ovviamente quella della tecnica usata per svilupparli, Pfizer e Moderna da una parte con l’RNA messaggero e AstraZeneca e J&J dall’altra con un vettore virale. Le differenze tra i due sono molti.
I primi hanno dimostrato di essere più efficaci fornendo anche livelli di anticorpi più elevati rispetto agli altri due. Detto questo, altri studi hanno scoperto che i suddetti livelli dei due a mRNA scendono più in fretta. Una ricerca ancora più recente, che però deve essere revisionata, ha visto che gli anticorpi forniti da Pfizer tendono a scomparire dopo soli sette mesi dalla somministrazione.
Le parole dei ricercatori dietro studio rilasciate a Reuters: “Il nostro studio mostra che la vaccinazione con il vaccino Pfizer-BioNTech induce alti livelli di anticorpi neutralizzanti contro il ceppo vaccinale originale, ma questi livelli diminuiscono di quasi 10 volte entro 7 mesi. Questi risultati suggeriscono che la somministrazione di una dose di richiamo a circa 6-7 mesi dopo l’immunizzazione iniziale probabilmente migliorerà la protezione.”
In generale è stato ancora una volta visto come il vaccino di Pfizer tende a proteggere meno contro le ultime varianti del coronavirus, nello specifico la Delta, quella Beta e la Mu. Detto questo, rimane la protezione fornita a livello generale e gli anticorpi non sono l’unica fonte di difesa dell’organismo, seppur la più immediata. Inoltre viene sottolineato come serve raccogliere ancora molte informazioni in merito.
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