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Pianeta: la nostra vita online può davvero inquinarlo?

Foto di StartupStockPhotos da Pixabay

La scelta di trasportare la maggior parte della nostra vita di persona su una piattaforma online può ridurre le emissioni di gas serra dovute soprattutto dall’inquinamento di trasporti. Tuttavia anche la nostra vita online ha un’impatto ambientale molto alto. Spesso non pensiamo o non ci rendiamo conto delle varie infrastrutture necessarie per fare cose semplici come inviare un’e-mail o conservare le nostre foto: queste cose digitali sono archiviate in data center che spesso sono fuori dalla vista.

Se ci pensiamo bene noi questi servizi avvolte li diamo per scontati e pensiamo che non abbiamo un vero e proprio limite. Tuttavia, l’attività digitale ha un impatto ambientale sorprendentemente elevato. Oltre l’emissioni di gas serra, dovute all’uso di energia da parte dei nostri computer e dispositivi, l’impatto comprende anche l’utilizzo di acqua e l’impatto sul territorio derivante dall’estrazione, dalla costruzione e dalla distribuzione dei metalli e di altri materiali che costituiscono la nostra vasta infrastruttura digitale globale.

 

La nostra vita online può inquinare il nostro pianeta

Molti dei ricercatori hanno tentato di calcolare le singole impronte di carbonio di varie tecnologie, e queste spesso si concentrano sull’energia utilizzata da server, Wi-Fi domestico e computer e persino una piccola parte del carbonio emesso per costruire edifici di data center. Alcune delle nostre attività digitali che emettono maggiormente gas serra sono:

      • Videochiamate: solo un’ora di videoconferenza può emettere fino a 1 kg di CO 2, richiedere fino a 12 litri di acqua e richiedere un’area terrestre pari a circa le dimensioni di un iPad Mini, ma spegnere la fotocamera fa risparmiare oltre il 98% di queste emissioni.
      • E-mail: una breve e-mail inviata da telefono a telefono tramite Wi-Fi equivale a 0,3 grammi di CO 2 , una breve e-mail inviata da laptop a laptop emette 17 g di CO 2 e una lunga e-mail con allegato inviato dal laptop potrebbe produrre 50 g di CO 2.
      • Accumulo digitale: il trasferimento di dati e l’archiviazione di migliaia di foto, file audio e video, messaggi, e-mail e documenti in un data center medio statunitense emette circa 0,2 tonnellate di CO 2 ogni anno, per ogni 100 gigabyte di spazio di archiviazione.
      • Utilizzo dei supercomputer: gli astronomi australiani producono ciascuno 15 kilotoni di CO 2 all’anno dal lavoro con i supercomputer, più delle loro emissioni combinate derivanti dal funzionamento di osservatori, dai voli internazionali e dall’alimentazione di edifici per uffici. Tuttavia, gli astronomi olandesi producono circa il 4% di queste emissioni, poiché il supercomputer nazionale olandese utilizza il 100% di energia rinnovabile.
      • Intelligenza Artificiale: Addestrare questo tipo di intelligenza emette 315 volte più carbonio di un giro del mondo.

 

Ridurre questo impatto è assai difficile

Cercare di fare qualcosa per ridurre questo genere d’impatto può essere davvero stravolgente. C’è molto da capire e molte di queste cifre cambieranno a seconda di cose come l’uso dell’energia rinnovabile che viene assorbito da alcune società digitali e da molti individui. Ciò mette in evidenza la complessità di questa sfida, dimostrando che la comprensione e l’affrontare la sostenibilità digitale va oltre le responsabilità individuali ed è più opportunamente sostenuta da governi e aziende. È ora di chiedersi se essere digitali sia sempre la soluzione più sostenibile.

La nostra società sta diventando sempre più invischiata nel digitale attraverso la crescita esponenziale di attività e dispositivi fortemente basati sui dati, dall’Internet delle cose ai Big Data e all’IA. Ci sono molte alternative per il modo in cui viviamo digitalmente, dal prendere decisioni su ciò che è ‘abbastanza buono’ per cambiare l’intero ciclo di vita digitale e il modo in cui è regolamentato. Non ci si può aspettare che gli individui risolvano questi problemi; i governi devono regolamentare e le aziende devono agire, per migliorare il nostro futuro digitale e renderlo sostenibile.

Foto di StartupStockPhotos da Pixabay

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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