I pica americani (Ochotona princeps) sono creature piccole, territoriali, simili a conigli, che trascorrono le loro giornate mangiando erbe e cardi, immagazzinando cibo per l’inverno, urlando contro i predatori e cantando canzoni ai potenziali compagni. Vivendo nelle regioni montuose più fresche del Nord America occidentale, si pensava che queste adorabili creature potessero surriscaldarsi alle alte temperature risultando incredibilmente sensibili ai cambiamenti climatici.
Una revisione di un precedente studio effettuato dal conservazionista Andrew T. Smith affermerebbe invece che il pica se la stia cavando piuttosto bene. Questi risultati dimostrano che i pica sono in grado di tollerare un insieme più ampio di condizioni di habitat rispetto a quanto precedentemente compreso.
Secondo Smith gran parte della delle informazioni sui pica e il cambiamento climatico si è basata su studi da una parte ristretta e marginale della loro area geografica. Ma poiché le risposte dei pica al loro ambiente possono variare notevolmente nella loro vasta area geografica, è necessario prestare attenzione quando si generalizza da una regione all’altra.
In un’indagine su vasta scala nel 2018 condotta dal suo team sono state compilate e analizzate 3.250 registrazioni di siti pica occupati su 40 catene montuose. Questo ha permesso di rilevare le caratteristiche climatiche che possono aver influenzato l’occupazione dell’animale. Anche se c’erano differenze nei valori climatici in sei sottoregioni del Grande Bacino, per tutti i siti esistenti il modello ha ampliato la gamma di valori di temperatura e precipitazione rispetto alla maggior parte delle altre regioni in tutta la gamma della specie.
Smith ha notato che ci sono anche aree in cui i pica americani non stanno andando così bene, ma questo è dovuto almeno in parte alla dispersione o alla diffusione della specie. In piccoli habitat isolati ci sono meno risorse disponibili per i giovani pica che cercano i propri nidi, specialmente nelle zone più calde a bassa quota. I ricercatori hanno osservato la perdita di popolazioni locali di pica in queste circostanze.
Nonostante la salute generale di queste creature nel loro raggio d’azione, queste perdite rappresentano una strada a senso unico, portando inevitabilmente a una graduale perdita di alcune popolazioni di pica. Tuttavia, la revisione di Smith evidenzia l’importanza di comprendere come una specie si sta comportando in tutta la sua gamma prima di trarre conclusioni.
Questo ovviamente non significa che il cambiamento climatico non sia un problema enorme, specialmente per le specie alpine, ed è una problematica che va affrontata adesso. Ma è bello sapere che il minuscolo pica americano potrebbe avere più possibilità di quanto pensassimo. Il documento è stato pubblicato nel Journal of Mammalogy. Ricordiamo che si tratta di una revisione della letteratura e dunque non presenta nuove informazioni.
Ph. Credit: Wikipedia
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