L’attuale pandemia di coronavirus presenta con ogni probabilità dei legami con i pipistrelli. Stando a quanto ipotizzano alcuni scienziati, potrebbe averne anche un eventuale prossimo focolaio virale, a meno che la comunità scientifica non riesca ad approfittare di questo momento per studiare ed apprendere ancora più informazioni sulle migliaia di virus trasportati da questi mammiferi. Esistono già in realtà delle evidenze che collegano diverse specie di pipistrelli a focolai umani di SARS, MERS, alcuni virus Ebola, nonchè i virus Marbug, Hendra, Sosuga e Nipah.
Ma oltre a questi (pochi) punti di collegamento si sa molto poco, tanto che un recente articolo sulla rivista scientifica Nature Reviews Microbiology lancia l’appello per ulteriori ricerche sulla biologia molecolare dei pipistrelli, al fine di aiutare a prevedere e, si spera, prevenire la prossima pandemia. “Abbiamo scoperto che molti di questi agenti patogeni emergenti hanno avuto origine in pipistrelli“, ha affermato Michael Letko, autore dello studio e professore di virologia molecolare presso la Washington State University Paul G. Allen School of Global Animal Health. “Nel corso del tempo, abbiamo accumulato molte informazioni su alcune specie di pipistrelli e su alcuni dei virus che trasportano, ma ci sono ancora molte lacune nelle nostre conoscenze“.
Con oltre 1.400 specie, i pipistrelli rappresentano un ordine di mammiferi estremamente diversificato, secondo solo ai roditori, anch’essi ospiti virali ben noti. Tuttavia, a differenza di ratti e topi, i pipistrelli non sono valide cavie da laboratorio anzitutto perchè è difficile tenere animali volanti nei laboratori, ma anche perchè la maggior parte delle linee cellulari dei mammiferi utilizzate per la ricerca provenivano da altri animali e non possono essere utilizzate per studiare i virus presenti nei pipistrelli. Queste lacune possono quindi essere pericolose, come dimostra l’attuale pandemia.
I pipistrelli sono diffusi quasi in ogni parte del pianeta e, con l’urbanizzazione sfrenata e la progressiva invasione umana del loro habitat, l’infezione virale diviene inevitabile, secondo Letko. “Stiamo studiando in maniera più ravvicinata le specie animali che ci circondano, scoprendo che molte di esse sono cariche di virus“, ha aggiunto. “La pandemia è un evento terribile, ma non è una sorpresa. Sono 20 anni che interagiamo così apertamente con questi animali, senza fare nulla per ridurre il contatto con essi. Era una questione di tempo prima che qualcosa del genere potesse accadere“.
Sebbene siano stati identificati molti patogeni, gli autori dello studio sottolineano la necessità di andare oltre la loro scoperta e utilizzare le più recenti tecnologie genetiche per comprendere meglio come i virus possono essere trasmessi. Questa conoscenza può aumentare la capacità di sviluppare rapidamente medicinali dopo che è stato individuato un agente patogeno, o ancora meglio, creare vaccini per proteggere contro interi gruppi di virus prima che emergano. Letko ha già fatto un passo in questa direzione. Prima dell’attuale crisi, ha costruito una piattaforma usando particelle sintetiche di coronavirus per testare quali avevano maggiori probabilità di infettare le cellule umane.
Quando è iniziata l’attuale pandemia, Letko ha testato il genoma Sars-Cov2 non appena la sequenza era disponibile e ha rapidamente identificato il probabile recettore sulle cellule umane. Quello studio, pubblicato su Nature Microbiology il 24 febbraio, è stato uno dei primi a fornire dati di laboratorio funzionali sul nuovo virus, fornendo ai ricercatori le informazioni e gli strumenti necessari per aiutare a determinare quali farmaci esistenti avrebbero potuto funzionare contro il nuovo coronavirus.
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