Foto di jesse orrico su Unsplash
Ormai dovremmo aver capito una cosa, la plastica, nelle sue forme più microscopiche, si trova ovunque nel mondo. Ma non solo in natura, anche nell’organismo degli esseri viventi e tra questi c’è ovviamente anche l’uomo. Ormai diversi studi hanno di fatto trovato le suddette tracce dentro di noi. Una nuova ricerca italiana ha sottolineato questa nuova normalità trovando i frammenti negli accumuli di grasso delle arterie ostruite.
A pensarci sembra quasi normale una situazione del genere. Con le arterie ostruite, tutto quello che circola all’interno di essere non liquido finisce per accumularsi contro gli ammassi e in questo caso c’è la plastica. Da questo però si è voluto cercare di capire quanto possa incidere sulla salute, nello specifico se aumenta o meno il rischio di ictus o di infarto.
Le parole di Raffele Marfella dell’Università di Napoli: “I dati osservazionali provenienti da studi sull’esposizione professionale suggeriscono un aumento del rischio di malattie cardiovascolari tra le persone esposte all’inquinamento legato alla plastica, compreso il cloruro di polivinile, rispetto a quello osservato nella popolazione generale.”
I dati raccolti da pazienti in tale condizione ha mostrato, sembrerebbe, un aumento dei rischi per la salute. La forte presenza di plastica aumentare del doppio il rischio di andare incontro proprio a un ictus o un attacco cardiaco, non necessariamente fatali, o di morire entro 3 anni dalla diagnosi. Detto questo, si tratta di uno studio che fa riferimento a qualche centinaio di individui, ma inutile negare la realtà. L’uomo deve fare i conti con una presenza massiccia di nano e microplastiche e non è chiaro il reale impatto sulla nostra salute.
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