Ormai lo sappiamo che i nostri di rifiuti di plastica sono ovunque nel mondo, soprattutto sotto forma di frammenti minuscoli. Nelle profondità oceaniche, sui ghiacciai delle montagne, negli animali e anche dentro di noi. Nuovi studi hanno mostrato i segni della presenza dei suddetti nel sangue e in diversi organi. Si parla anche del cervello con dei rischi importanti per la salute.
I frammenti di plastica sono stati collegati alla capacità di interagire con le proteine nel cervello andando a portare cambiamenti simili a quelli che si vedono in persone con forme di demenza, ma anche di Parkinson. I legami chimici che si formano tra le due parti è particolarmente presente con i lisosomi cellulari e porta a una maggiore difficoltà da parte del cervello di tenere puliti i neuroni per un loro corretto funzionamento.
Plastica e Parkinson: il fenomeno nel cervello
Si tratta di un primo studio in materia e considerando quanto la malattia in questione sia complessa, oltre all’argomento, gli stessi ricercatori vogliono andarci causati con le tesi. Ovviamente il nuovo focus sarà proprio sull’interazione tra i frammenti di plastica e l’alfa-sinucleina per capire quanto i legami con la proteina possano favorire la comparsa di malattie neurodegenerative nelle persone.
Le parole dei ricercatori: “Mentre i contaminanti microplastici e nanoplastici vengono attentamente valutati per il loro potenziale impatto sul cancro e sulle malattie autoimmuni”, afferma West, “la natura sorprendente delle interazioni che potremmo osservare nei nostri modelli suggerisce la necessità di valutare l’aumento dei contaminanti nanoplastici sul morbo di Parkinson e sulla demenza”