Foto di Teslariu Mihai su Unsplash
Una serie di diplomatici da quasi tutti i paesi del mondo si trovano a Parigi per cercare di dare vita al tratto sulla plastica. Un’emergenza già nota al mondo per una serie di motivi. Ormai i frammenti più microscopici di questo materiale si trovano ovunque e un’esempio che calza a pennello è proprio quello che succede nella capitale francese. Allo stato attuale gli scienziati prevedono che tra 40 e 48 chilogrammi di pezzi di plastica fluttuanti ricopriranno la città ogni 24 ore, con una quantità che potrebbe aumentare fino a dieci volte con forti piogge.
Non si tratta solo di numeri preoccupanti dal punto di vista di un mero inquinamento ambientale, ma è un pericolo per la salute. Le preoccupazioni per l’impatto della plastica salute umana sono aumentate negli ultimi anni, poiché la ricerca ha dimostrato la loro presenza e persistenza in vari ecosistemi. I detriti di plastica uccidono ogni anno oltre un milione di uccelli marini e 100.000 mammiferi marini e le balenottere azzurre che si nutrono di filtri consumano fino a 10 milioni di pezzi di microplastica al giorno. I frammenti più piccoli ormai si possono trovare nel nostro organismo.
Microscopiche particelle di plastica sono state trovate nel sangue, nel latte materno e nelle placente degli esseri umani e test sugli animali hanno collegato le sostanze chimiche nelle microplastiche a maggiori rischi di cancro, problemi riproduttivi e mutazioni del DNA. I rischi per la salute delle microplastiche, in particolare quelle di dimensioni comprese tra 10 nanometri e 1 micrometro, destano crescente preoccupazione. Le materie plastiche che cadono a Parigi sono per lo più particelle più grandi, principalmente fibre sintetiche di abbigliamento e particelle di pneumatici. La ricerca ha dimostrato che fino a 10 tonnellate di fibre di microplastica si depositano ogni anno nell’area di Parigi, con una densità che aumenta notevolmente a seconda della gravità degli eventi meteorologici.
I colloqui sul trattato sulla plastica mirano a creare un accordo legalmente vincolante per frenare l’inquinamento da questo elemento, con discussioni che includono un divieto globale degli articoli monouso, un regime di multe per chi inquina e una tassa sulla produzione di prodotti nuovi. Tuttavia, esperti e gruppi ambientalisti sostengono che queste politiche potrebbero non essere sufficienti per ridurre il consumo e sostengono un limite definitivo alla produzione. Le tendenze attuali prevedono un aumento quasi triplicato della produzione annuale di plastica a base di combustibili fossili entro il 2060, raggiungendo 1,2 miliardi di tonnellate, mentre i rifiuti supereranno 1 miliardo di tonnellate, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
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