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Pokémon Go Fest 2020, cos’ha funzionato e cosa no nell’evento di quest’anno

Il 2020 con l’arrivo della pandemia è stato un anno duro per Pokémon Go. Il lockdown dove non era possibile più uscire di casa, e il rispetto delle distanze sociali, ha devastato un titolo mobile che ruota proprio attorno al mondo reale. I giocatori quindi non potevano più uscire per catturare i loro Pokémon, non potevano più riunirsi con i propri amici per affrontare battaglie e la maggior parte delle attività come le incursioni e gli scambi non erano più possibili. Niantic tuttavia ha mantenuto attiva la community attraverso vari aggiornamenti e ha adattato il gioco all’emergenza Covid. Ora il peggio è passato, ma il gioco è riuscito davvero a riprendersi dal duro colpo inferto dalla pandemia? Beh stando al nuovo Pokémon Go Fest 2020 sembrerebbe proprio di sì.

Il Pokémon Go Fest 2020 per chi non lo sapesse è un evento estivo che si tiene ogni anno. I giocatori devono pagare un biglietto online equivalente a 14,99 dollari per partecipare, e accedere così a 20 ore di gioco esclusive e nuove creature da catturare. L’edizione di quest’anno si è tenuta dal 25 al 26 luglio, e a differenza delle precedenti ha permesso ai giocatori di tutto il mondo di parteciparvi. Se da una parte è stata una novità positiva rimuovere la limitazione geografica, da una parte si è perso quel senso di comunità data dal raduno di migliaia di persone che solitamente affollano alcune città chiave durante l’evento. D’altronde con il rispetto delle normative anti-Covid ancora in atto ci è sembrata una scelta più che azzeccata.

Un evento dunque meno pomposo rispetto gli altri anni, ma ricco di cambiamenti. L’evento è stato riadattato ad un contesto più digitale e meno fisico, ma senza rinunciare alle caratteristiche del Fest. Ad esempio i giocatori non potevano camminare in un parco specifico con aree a tema per incontrare determinati tipi di creature, ma i mostri ruotavano a seconda di un programma orario. Il Team Rocket è intervenuto durante il festival, ma questa volta anziché una mongolfiera fisica ad indicare l’imminente arrivo dei cattivi sono stati introdotti dei palloncini virtuali all’interno dello skybox del gioco. Anche i fuochi d’artificio celebrativi non sono mancati, ma sempre all’interno del mondo digitale.

Un evento per tutti, probabilmente il miglior Go Fest di sempre

Un gran lavoro quello di Niantic per adattare il Fest al mondo di oggi post-Covid, ma questo non ha impedito di inserire contenuti e sorprese per i giocatori. Tante le creature rare offerte, alcune di queste normalmente esclusive per alcune regioni, e tanti i Pokémon Shiny apparsi, probabilmente il maggior numero rispetto qualsiasi altro evento di gioco. Ha debuttato inoltre un nuovo Pokémon Mitico, (Victini), l’aggiunta di una nuova specie al gioco (Rotom), il debutto del potente Shadow Mewtwo e versioni Shadow migliorate di altri Pokémon. I giocatori hanno ricevuto anche un discreto numero di oggetti premium per aiutarli nel corso dell’evento.

La questline purtroppo ha preso il via solo dal secondo giorno con un primo un po’ debole da questo punto di vista, ma poi la trama del Go Fest si è ripresa benissimo. Certo i problemi non sono mancati, come ad esempio i server che si sovraccaricavano rallentando l’app e minando l’esperienza di gioco in alcune parti del mondo. Per fortuna su 20 ore di gameplay le interruzioni sono state relativamente minori.

A causa delle distanze sociali, Niantic ha dovuto trovare un certo equilibrio tra chi ha pagato il biglietto e chi no. Coloro che volevano semplicemente giocare gratuitamente hanno infatti avuto diversi contenuti tra cui molti dei migliori raid e spawn dell’evento anche se in numero minore. Molti anche le attività nel fine settimana, per ogni tipo di giocatore. Con o senza biglietto, Pokémon Go è riuscito a risvegliare la voglia di giocare anche in utenti che non usavano l’app da tempo, oppure hanno invogliato nuovi giocatori a far parte della community. Probabilmente questo Go Fest 2020 è stato il migliore di sempre, e in un solo fine settimana il titolo sembra essere tornato davvero quello di una volta. Speriamo che sia davvero così.

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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