Lo scopo della missione Hayabusa, dell’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA), consiste nel prelevare dei campioni di asteroide da riportare sulla Terra. Proprio questa settimana la sonda Hayabusa2 sparerà il suo primo proiettile per frantumare e raccogliere più pezzi di roccia possibili.
Dopo la prima missione Hayabusa e insieme alla OSIRIS-REx della NASA, esse rappresentano le uniche due missioni che puntano ad esplorare gli asteroidi da vicino.
I test sulla Terra
Mentre l’atterraggio della sonda Hayabusa2 sull’asteroide Ryugu è previsto per questa settimana, la JAXA nel frattempo sta effettuando delle simulazioni in laboratorio. L’agenzia spaziale ha ricreato l’asteroide e il proiettile per esercitarsi e grazie a questo ha potuto constatare che la composizione dell’asteroide era diversa dalle loro aspettative.
Secondo le loro previsioni il suolo dell‘asteroide Ryugu doveva essere composto prevalentemente da regolite polverosa. Ma grazie ai rover MASCOT e MINERVA-II1 hanno potuto scoprire che in realtà è coperto di ciottoli di ghiaia.
Dopo aver modificato la struttura dell’asteroide utilizzata per i test con una pila di ghiaia, un proiettile di tantalio di 5 grammi è stato sparato su di essa. La collisione a 300 metri al secondo è riuscita, dopo l’inevitabile rottura del proiettile, a rilasciare abbastanza materiale delle giuste dimensioni affinchè la sonda potesse raccoglierlo.
Tuttavia il team afferma che la differenza di gravità tra la Terra e l’asteroide potrebbe portare ad un risultato migliore rispetto alla simulazione. In condizioni di microgravità il numero di rocce rilasciate dall’impatto potrebbe essere ancora maggiore.
La fine della missione
In caso di successo, la sonda Hayabusa2 preleverà tre campioni da Ryugu. Questi saranno riportati sulla Terra in una capsula a Dicembre 2020.
I campioni raccolti potranno essere fondamentali per comprendere l’origine e l’evoluzione sia del Sistema Solare che dei composti organici fondamentali per la vita.