La vita può spesso sembrare qualcosa di estremamente raro e fragile, ma gli esseri viventi sono riusciti a trovare il modo in infiltrarsi quasi in ogni anfratto della Terra. I microrganismi continuano a spuntare in qualsiasi momento e dai luoghi più impensabili, l’ultimo dei quali vive nelle profondità oceaniche, molto al di sotto della crosta terrestre. “La crosta oceanica inferiore è una delle ultime frontiere per la vita sulla Terra“, ha detto la microbiologa Virginia Edgcomb, della Woods Hole Oceanographic Institution.
Alcuni di questi microrganismi riescono a produrre cibo in maniera autonoma, come le piante con la fotosintesi
Edgcomb, geologo marino, e Jiangtao Li dell’Università Tongji in Cina, hanno analizzato campioni di roccia prelevati dalla Atlantis Bank, una cresta sottomarina nell’Oceano Indiano. Qui, il magma presente lungo una faglia solleva gli strati di terra sopra di esso, spingendo la crosta terrestre inferiore verso l’oceano, consentendo agli scienziati un accesso più facile ad uno strato geologico solitamente bloccato sotto gli spessi strati di basalto della crosta superiore.
Immersi nel magma ormai raffreddato, chiamato gabbro, 750 metri sotto il fondo dell’oceano, i ricercatori hanno scoperto degli interessanti microrganismi, riusciti in qualche modo a proliferare in questo inospitale ambiente. Questi microrganismi comprendono la cocoococcidiopsis, una specie di cianobatteri nota per la sua capacità di vivere in condizioni estreme (detti “estremofili“) e batteri Pseudomonas. “Gli organismi che riescono a sopravvivere così al di sotto del fondale marino vivono in un ambiente molto particolare“, ha osservato il biochimico Paraskevi Mara, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
A quelle profondità, queste forme di vita riescono a proliferare in modi tanto bizzarri quanto interessanti
Numerosi estremofili sono autotrofi, cioè in grado di produrre autonomamente il cibo, come fanno le piante con la fotosintesi. Questi includono microbi che metabolizzano il metano trovato 80 centimetri sotto il deserto di Atacama in Cile; inaspettatamente, i ricercatori hanno scoperto che almeno alcuni di questi microbi non sono autosufficienti. “Abbiamo applicato nuovi metodi per cercare di esplorare questi preziosi campioni nel modo più approfondito possibile“, ha spiegato Edgecomb.
Alcuni di questi microbi fanno affidamento sulla scomposizione della materia organica per il sostentamento. Probabilmente si nutrono di frammenti di molecole organiche, come frammenti di amminoacidi e tracce di grassi, che filtrano con acqua attraverso le fessure della crosta oceanica. Alcuni dei microbi hanno anche la capacità di immagazzinare carbonio nelle loro cellule, mentre altri possono estrarlo da molecole resistenti chiamate idrocarburi poliaromatici. “Questi microrganismi riciclano e immagazzinano i composti organici disponibili“, hanno scritto Li e colleghi in un documento.