Un nuovo studio mostra che i dinosauri che avevano questa particolare struttura ossea nella parte posteriore della testa probabilmente l’hanno sviluppata per attirare i partner. Il Protoceratops era un dinosauro erbivoro e quadrupede che visse nel tardo periodo Cretaceo e aveva una strana struttura ossea nella parte posteriore della testa.
I paleontologi si chiedono da tempo quale fosse il suo scopo. Meccanismo di difesa? Regolazione della temperatura? O forse, come gli uccelli moderni con la coda colorata, un modo per mostrarsi a partner e potenziali concorrenti?
E’ difficile dimostrare il processo di selezione sessuale, in quanto è impossibile sapere se un dinosauro che possedeva questo osso più grande e più luminoso avesse veramente più successo durante l’accoppiamento. Tuttavia, i ricercatori del Natural History Museum e della Queen Mary University di Londra hanno deciso di cercare indizi sulla crescita e la variazione di queste strutture ossee per vedere se corrispondevano ai tratti della selezione sessuale osservati negli animali oggi.
Il team ha raccolto diverse fotografie di 65 crani di specie Protoceratops, utilizzando un software per creare modelli 3D dei crani. Di questi, 30 erano ricostruzioni digitali complete. I teschi erano di dinosauri di età compresa tra un giorno e l’età adulta, quindi gli scienziati sono riusciti a confrontare i tassi di crescita dei “fronzoli” con quelli di altre parti del cranio.
I ricercatori, quindi, hanno scoperto che il cambiamento evolutivo in queste strutture ossee era abbastanza indipendente dal cambiamento evolutivo nel resto del cranio, cioè era un segnale che la selezione sessuale possa essere stata una delle cause.
I “fronzoli” mostravano anche un modello di crescita chiamato allometria, tratto comune della selezione sessuale. In questo caso, una certa parte del corpo dell’animale cresceva sempre più velocemente di altre parti.
Inoltre, questa struttura ossea mostrava anche una grande variazione, un’altra caratteristica della selezione sessuale. Tuttavia, non hanno mostrato dimorfismo sessuale, cioè grandi differenze tra maschi e femmine.
Lo studio è stato pubblicato il 3 febbraio sulla rivista Proceedings of the Royal Society B.
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