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Le radiazioni Hawking possono essere la chiave per trovare la vita aliena

L’universo è spaventosamente antico e vasto al punto che molti scienziati considerano la possibilità che possano esistere avanzate civiltà aliene. Finora, questi esseri non sono stati trovati, ma il problema potrebbe essere nel metodo di rilevamento – e un matematico ha appena proposto una nuova forma di tracciamento, usando l’ipotetica radiazione di Stephen Hawking.

Louis Crane, un matematico della Kansas State University negli Stati Uniti, è il “cervello” del nuovo metodo che cerca di tracciare le radiazioni di Hawking che emanano dai buchi neri per cercare astronavi di lontane civiltà avanzate. “Sarebbe la migliore fonte di energia“, ha spiegato Crane. “In particolare, potrebbe spingere un veicolo spaziale abbastanza grande da essere protetto dalle velocità relativistiche“.

Nel 2009, è stato avanzato uno studio che riguardava la possibilità di utilizzare la radiazione dei buchi neri del fisico britannico come fonte di energia per spingere veicoli spaziali, qualcosa fino ad allora inaccessibile all’umanità.

 

Lo studio

Ora, nel nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su arXiv, il matematico sostiene che queste navi aliene, intercettate dai telescopi a raggi gamma ad alta energia, si manifesterebbero come piccoli punti più caldi di qualsiasi altro oggetto naturale. Questi punti emetterebbero anche un’enorme quantità di particelle e raggi gamma come sottoprodotto del buco nero.

Secondo Crane, il cono di raggi gamma apparirebbe in rosso durante la prima metà del viaggio di un veicolo spaziale, quindi in blu nella sua seconda fase quando inizia a decelerare. Il matematico nota che l’individuazione delle navicelle sarebbe alla soglia più bassa di quella osservabile, sottolineando che ci sono molti fattori sconosciuti.

Per continuare le sue ricerche, conclude, gli scienziati “avrebbero bisogno di creare serie temporali di curve di frequenza di sorgenti di raggi gamma. Qualcosa che non sembrano fare attualmente“.

Firmato da Crane e Shawn Westmoreland, l’articolo del 2009, pubblicato anche su arXiv, suggeriva che un buco nero con un raggio di 2,8 metri e una durata di vita di circa un secolo poteva produrre 15 petawatts di potenza, per alimentare le navicelle e accelerarle a velocità prossime a quella della luce.

Una delle grandi difficoltà sarebbe quella di dirigere in modo efficiente la radiazione di Hawking emessa dal buco nero. Pertanto, gli scienziati hanno suggerito che un riflettore parabolico con radiazioni dovrebbe essere bombardato per spingerla.

Nonostante la teorizzazione di Crane e Westmoreland, gli scienziati hanno riconosciuto che l’umanità non ha ancora i materiali e le tecnologie necessarie per costruire una navicella del genere. Tuttavia, una civiltà aliena avanzata potrebbe aver già raggiunto quest’obiettivo.

Disegnato da Hawking nel 1974, si ritiene che questa radiazione rappresenti la trasmissione di energia termica nello spazio che viene emessa dai buchi neri a causa degli effetti quantici. La scoperta fu il primo convincente sguardo sulla gravità quantistica. Fino ad allora, l’esistenza di questa radiazione rimase controversa, rimanendo nel regno dell’ipotetico, proprio come gli esseri alieni.

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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