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I resti di una donna di 10.000 anni fa fanno luce sulle prime migrazioni

Il corpo di una donna di 30 anni, morta quasi 10.000 anni fa in Messico, ha rivelato che gli umani hanno raggiunto l’America non in una sola migrazione, bensì dopo diverse traversate. La donna, trovata in una grotta sottomarina conosciuta come Chan Hol, vicino a Tulum in Messico, aveva la testa fracassata, anche se la causa della sua morte non è stata ancora determinata. La forma del suo cranio, secondo gli esperti, è molto diversa dagli altri umani che vivevano nella zona in quel periodo, poco dopo l’ultima era glaciale.

 

I resti della donna sono stati ritrovati in una grotta sottomarina vicino Tulum, in Messico

Ciò ha indotto gli esperti a credere che gli umani non siano arrivati ​​in America in una sola volta, come si è finora creduto. Essi ora credono che ci fossero almeno due gruppi migranti, peraltro di origini diverse. I ricercatori hanno soprannominato lo scheletro Chan Hol 3, stabilmendo che la donna fosse di etnia paleoindiana“. La donna fu sepolta nella grotta, che si inondò circa 2000 anni dopo la sua morte a causa dell’innalzamento del livello del mare. I paleoindiani furono uno dei primi popoli ad arrivare e stabilirsi nelle Americhe.

I resti sono stati scoperti e successivamente recuperati da due sommozzatori messicani di nome Vicente Fito e Ivan Hernandez. Sebbene non tutti i resti fossero intatti, essi erano ben conservati, cosa che ha dato la possibilità ai ricercatori di effettuare un’analisi completa e approfondita; in essa è stato rivelato che la donna aveva una testa rotonda, zigomi larghi e una fronte piatta, caratteristiche queste che accomunano Chan Hol 3 con gli altri scheletri rinvenuti nella grotta. Tuttavia, la forma del cranio differisce dagli scheletri paleoindiani rinvenuti altrove.

 

Un tempo, Asia e Nord America potrebbero essere stati collegati da una enorme striscia di terra

La dottoressa Silvia Gonzalez, professoressa di geologia dell’Università John Moores di Liverpool, ha dichiarato: “Gli scheletri di Tulum possono indicare che o più di un gruppo di umani originariamente ha raggiunto il continente americano partendo da diversi punti di origine, o che c’era tempo sufficiente per un piccolo gruppo di primi coloni isolati nella penisola dello Yucatan, per sviluppare una diversa morfologia del cranio. In entrambi i casi, la storia dei primi insediamenti delle Americhe sembra essere più complicata e potrebbe risalire a migliaia di anni prima di quanto abbiamo finora pensato“.

Si pensa che i Paleoindiani avessero attraversato un ponte naturale ormai scomparso, che si pensava collegasse l’Asia al Nord America. Il ponte, chiamato Beringia, fu utilizzato durante l’ultima era glaciale, circa 12.000 anni fa e si pensa abbiamo contribuito a viaggi fino al Sud America, nella regione della odierna Patagonia. Gonzalez ha continuato: “I risultati indicano che almeno due popolazioni paleoindiane diverse coesistevano in Messico tra 12.000 e 8.000 anni fa, una nel Messico centrale e l’altra nella penisola dello Yucatan“.

Nello Giuliano

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