Rientro in ufficio: i dipendenti non vogliono smettere di lavorare da casa

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Il rientro in ufficio dopo la pandemia può essere traumatico, se non addirittura far saltare un rapporto di lavoro. Negli Stati Uniti una riunione di appena sei minuti ha spinto Portia Twidt a lasciare il suo lavoro. La donna aveva assunto la posizione di research compliance specialist nel mese di febbraio, allettata dalle promesse di lavoro a distanza. In seguito sono arrivate le insistenti richieste di recarsi in ufficio e gli inviti alle riunioni si sono accumulati. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata qualche settimana fa: la richiesta di un incontro di persona, programmato per la durata di 360 secondi.

 

La reazione dei dipendenti alla prospettiva del rientro in ufficio

Twidt si è vestita, ha accompagnato i suoi due figli all’asilo, è arrivata in ufficio, ha partecipato alla brevissima riunione e ha deciso che non ne poteva più. Mentre la pandemia perde intensità man mano che le vaccinazioni aumentano, la pressione di alcuni datori di lavoro per favorire il ritorno in ufficio si sta scontrando con la volontà dei lavoratori, che hanno accolto il lavoro da remoto come la nuova normalità. Mentre le grandi aziende, da Google a Ford Motor Co. e Citigroup Inc. hanno promesso una maggiore flessibilità, molti amministratori delegati hanno pubblicamente esaltato l’importanza della presenza in ufficio.

Alcuni di essi hanno tuttavia evidenziato i rischi del lavoro a distanza, affermando che diminuisce la collaborazione e la cultura aziendale. In una conferenza svoltasi di recente Jamie Dimon, di JPMorgan Chase & Co., ha dichiarato in una recente conferenza che il sistema non funziona per coloro che vogliono fare i furbi. Ma moltissimi lavoratori non ne sono così sicuri. Se non altro, l’anno scorso il lavoro da remoto ha dimostrato la possibilità di svolgere un gran numero di attività da qualsiasi luogo, senza dover affrontare lunghi spostamenti su treni o autostrade affollate.

Alcune persone si sono trasferite, altre hanno persistenti preoccupazioni per il virus e per i colleghi che non accettano il vaccino. Nel caso di Twidt, incide anche il fatto che alcuni capi, in particolare quelli di una generazione che ha meno dimestichezza con il lavoro a distanza, sono ansiosi di riprendere lo stretto controllo dei loro sottoposti.

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