Il riscaldamento globale continua a tenere banco, preoccupando buona parte della comunità scientifica. Purtroppo i dati non sono affatto incoraggianti, le ripetute correnti di area calda hanno fatto delle temperature di questo inverno tra le più alte mai registrate.
Un’area grande quanto California e Texas messi insieme, ecco gli effetti sui ghiacci artici. Sono dati che fanno pensare, scopriamo insieme qual è il quadro della situazione e se c’è qualcosa che è possibile fare nell’immediato per limitare i dani.
Riscaldamento globale: l’ultimo report
Un inverno decisamente caldo, abbiamo detto, Mark Serreze – direttore del Data Center su Neve e ghiacci – afferma che niente di simile ai due ultimi inverni è stato mai visto in precedenza. I mari di entrambi i poli sono parte fondamentale del nostro ecosistema, fornendo habitat e alimenti a molti animali quali pinguini, orsi polari e altre specie locali.
I ghiacci polari continuano a sciogliersi a causa del riscaldamento globale, l’area dell’Oceano Artico solitamente raggiunge il picco invernale tra primi di marzo e metà mese, con la stagione fredda che si conclude con il riemergere del sole all’orizzonte. Stando a quanto riporta l’NSIDC il 7 marzo il ghiaccio copriva 5.57 milioni di miglia quadrate, il minimo in 38 anni di rilevazioni satellitari.
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Siamo scesi sotto ai 5605 del 2015, un dato che fa registrare un calo di 471 mila miglia quadrate rispetto al 1981, come abbiamo detto parliamo di un’area estesa come Texas e California messi insieme. I ghiacci diminuiscono in ampiezza ma diventano anche più sottili, stando ai dati raccolti negli ultimi quattro anni dal satellite CryoSat-2 dell’agenzia spaziale europea.
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Le cause di questo trend sono da ricercare nella crescita costante della temperatura, ripetute le incursioni di corrente calda dall’Atlantico. La stagione calda dunque inizia già con il piede sbagliato, ci si aspetta che lo scioglimento dei ghiacci proceda incessante nei prossimi mesi.