Il dibattito sul riscaldamento globale sta diventando sempre più duro. Da una parte c’è la comunità scientifica, quasi compatta nel sostenere la correlazione tra global warming e attività umana, dall’altra il Governo Usa che reputa eccessivo l’allarmismo sollevato in questi anni. Le parti sono più distanti che mai e i toni sono accesissimi.
L’audizione che si è tenuta ieri ha reso il clima ancora più teso. Il presidente Donald Trump sta lavorando per rivedere le norme che limitano le emissioni, una scelta politica che gli scienziati contrastano con veemenza. Scopriamo insieme cosa è successo a Washington nelle ultime ore.
‘Basta allarmismo su riscaldamento globale’ – Governo Usa vuole voltare pagina
Micheal Mann, professore di scienze atmosferiche che ha recentemente esposto nuovi studi circa il cambiamento climatico, ha detto la sua anche a Washington. Non sono mancate immediate repliche, tra accuse e battutine. Il repubblicano texano Lamar Smith ha dichiarato che “alcune scoperte allarmiste sono scorrettamente riportate come fatti”.
Il 97% della comunità scientifica è concorde nell’affermare che l’attività umana e i combustibili fossili stiano causando il riscaldamento globale, Smith però non ha voluto sentire ragioni affermando che “gli scienziati non sono unanimi”. “La maggior parte dei dati circa il riscaldamento globale sono basati su esagerazioni – ha proseguito Smith – agende personali e previsioni discutibili più che sul metodo scientifico”.
Judith Curry, ex insegnante alla Georgia Institute of Technology ha parlato addirittura di “bullismo” da parte dei colleghi scienziati, sottolineando la poca comprensione dei meccanismi che originano il cambiamento climatico. “Rendiamo il dibattito scientifico nuovamente grande”, ha affermato Curry sulla falsa riga dello slogan trumpiano “Make America Great Again”.
I repubblicani hanno interrotto l’intervento di Mann ripetutamente, la californiana Dana Rohrbacher ha paragonato la narrazione circa il riscaldamento globale con le tattiche del dittatore sovietico Joseph Stalin. Un’accusa pesantissima, alla quale fanno eco le parole del repubblicano georgiano Barry Loudermilk: “Potremmo dire che Mann nega il cambiamento naturale”.
Si sono fatti sentire anche i democratici, come Suzanne Bonamici dell’Oregon: “Per avere un panel che rispecchi la realtà servirebbero 96 Dottor Mann in più”. Mann ha aggiunto che il “vero fulcro del dibattito non è stabilire se abbiamo un problema, ma scegliere cosa fare per risolverlo”. Nessun dubbio dunque circa gli effetti del riscaldamento globale.
Fonte: phys.org