L’essere umano è in grado di percepire odori, sapori, immagini e suoni dell’ambiente che ci circonda. Ma, soprattutto, ha la capacità di sentire e pensare. Tuttavia, con i progressi compiuti nel campo dell’intelligenza artificiale, alcuni di questi attributi sono stati adattati alle macchine. Una situazione che porta a farci una domanda: i robot potranno mai sviluppare la coscienza? Se lo facessero, come possiamo venirne a conoscenza?
In termini generali, la coscienza è definita come la percezione che una persona ha di se stessa e dell’ambiente che la circonda. Pertanto, consente di distinguere tra bene e male per esprimere un giudizio su una determinata situazione. Ora, in termini tecnici, quel processo è il prodotto delle interazioni cerebrali. Se l’IA replica le nostre interazioni neurali, allora può replicare la coscienza?
Lo scienziato della Tufts University in Massachusetts, Daniel Dennett, ritiene che il test di Turing sia più che sufficiente per dimostrarlo. Ricorda che in questo test, una macchina deve convincere un interrogatore umano che è cosciente e che ha un’intelligenza simile alla nostra.
Il neuroscienziato Michael Graziano crede che sia possibile costruire una macchina che rifletta il funzionamento del cervello umano e, quindi, con la coscienza. Oltre al test di Turing, sostiene che potremmo sapere se una macchina ha coscienza se è costruita in modo che possa essere “vista nelle sue viscere“. Vale a dire, studiare il loro comportamento (elaborazione delle informazioni) potrebbe determinare se hanno o meno coscienza.
Quindi, come potremmo sapere se un giorno i robot svilupperanno la coscienza? Se consideriamo quanto sopra, il test di Turing è ancora il metodo più appropriato per sapere se una macchina è riuscita a raggiungere l’intelligenza umana.
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