Con il miglioramento della qualità di vita nel mondo in generale, anche nei paesi in via di sviluppo, la longevità umana è cambiata radicalmente. I centenari stanno diventando sempre più comuni. Ovviamente per poterci arrivare però ci sono in ballo molte variabili tra cui la genetica, il proprio stile di vita e tanto altor ancora. Alcuni dei segreti che possono spiegare molte delle differenze sono nascosti nel sangue e una lettura dei biomarcatori può aiutare a capire.
Grazie all’uso di dati provenienti da diverse decine di migliaia di persone seguite per oltre trent’anni si è potuto analizzare i cambiamenti nel tempo. Su 44.000 persone tra i 64 e i 99 anni, 1,224 persone sono diventate centenarie, oltre il 2,7%. Senza il bisogno di un’analisi approfondita si è subito notato una differenza enorme di genere con le donne che rappresentavano l’85% del totale.
A livello strettamente del sangue, alcuni valori sono risultati essere nettamente più diversi tra il gruppo che è riuscito a raggiungere il traguardo dei cent’anni e chi no. Si parla del glucosio, creatinina e acido urico che risultavano essere più bassi dai sessant’anni in poi. In generale sembra che i biomarcatori non avevano la tendenza a risultare troppo bassi o troppo alti, una sorta di equilibrio.
Nel complesso però le differenze erano, a livello assoluto, piccole per poter dire con certezza che erano la causa del loro traguardo. I biomarcatori nel sangue sono influenzati da diversi aspetti, la genetica appunto, ma anche lo stile di vita. L’alimentazione corretto riesce a mitigare gli effetti dannosi di una sfortuna generica,
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