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La scoperta di antichi scheletri rivelano il primo uso di mais in Mesoamerica

Quasi tutti i negozi di alimentari sono pieni di prodotti a base di mais. Il mais è forse la pianta più importante mai coltivata dall’uomo, superando 1 miliardo di tonnellate prodotte nel 2019, il doppio di quella del riso. Una recente scoperta di alcuni antichi scheletri umani in Mesoamerica ha rivelato quando questo prodotto è entrato a far parte della nostra alimentazione. La ricerca è stata recentemente pubblicata su Science Advances.

Gran parte della popolarità del mais è dovuto al suo alto valore di carboidrati e proteine ​​nei chicchi e nel contenuto di zucchero che lo rende l’ingrediente preferito di molti alimenti trasformati. Tradizionalmente è stato anche usato come bevanda fermentata in Mesoamerica. Nata 9000 anni fa in Messico, il mais è la pianta più dominante al mondo e la nuova ricerca ne spiega il suo percorso.

 

Le prime coltivazioni e le prime forme di consumo del mais

La datazione al radiocarbonio dei campioni scheletrici ha dimostrato quando l’uomo è passato dal consumo di piante e animali selvatici all’introduzione del mais. L’alimento rappresentava meno del 30% delle diete delle persone nell’area di 4.700 anni fa, passando al 70% 700 anni dopo.

Il mais veniva coltivato dalla teosinte, un’erba selvatica che cresceva nel Messico centrale circa 9000 anni fa. Ci sono prove che il mais fu coltivato per la prima volta nelle pianure Maya circa 6.500 anni fa. Ma non è chiaro se il mais fosse in chicchi in quel momento.

Il mais potrebbe essere stato usato per la prima volta in forma di liquore, questo anche per via delle piccole dimensioni dei chicchi. Secondo le ipotesi dei ricercatori il succo di gambo di mais veniva fatto fermentare per produrre una bevanda alcolica. Con il tempo i chicchi di mais sono diventati più grandi e quindi ne hanno permesso un consumo più stratificato.

Antichi scheletri hanno portato alla scoperta della storia del mais

Per determinare la presenza di mais negli individui antichi gli scienziati hanno misurato gli isotopi del carbonio nelle ossa e nei denti di 52 scheletri. Lo studio ha coinvolto i resti di maschi e femmine, adulti e bambini, fornendo un campione completo della popolazione. I resti più antichi risalgono a 9.600 e 8.600 anni fa, quelli più giovani a 1.000 anni fa.

L’analisi mostra che i resti più antichi erano coloro che mangiavano piante selvatiche, palme, frutti e noci trovati nelle foreste tropicali e nelle savane. La loro alimentazione prevedeva anche la carne proveniente dalla caccia di animali terrestri.

Entro 4.700 anni fa, le diete si sono diversificate, con alcuni individui che mostravano il primo consumo di mais. La firma isotopica di due giovani lattanti mostra che le loro madri consumavano notevoli quantità di mais. I risultati mostrano un consumo crescente di mais nel millennio successivo mentre la popolazione passava all’agricoltura sedentaria.

Dagli isotopi dell’osso esaminati negli scheletri si evince che l’uomo ha sperimentato l’antenato del mais, il teosintle, ma non è diventato un grano base fino al 4000 a.C. circa. Successivamente, la gente non ha mai smesso di mangiare mais, portandolo a diventare forse il raccolto alimentare più importante nelle Americhe e poi nel mondo.

Ora che la ricerca sarà pubblicata, il team passerà alla fase successiva. Le nuove tecnologie consentiranno di approfondire ulteriormente l’analisi molecolare attraverso studi sul DNA antico e analisi isotopiche di singoli aminoacidi coinvolti nella trasformazione del cibo in elementi costitutivi di tessuti ed energia.

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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