Un attacco di cuore è un motivo più che valido per chiamare il 118, anche durante questa pandemia. Ma quali sono i segni che indicano tale condizione?
Le persone possono manifestare uno o più sintomi di un infarto. Ad esempio, la Heart Foundation afferma che alcune persone “possono provare dolore o senso di oppressione all’interno e intorno alla mascella inferiore”. Questo può essere sperimentato su uno o entrambi i lati.
Questa sensazione dolorosa potrebbe diffondersi alla mascella dal petto. Il dolore toracico può irradiarsi anche verso le braccia, in questo caso le persone possono provare disagio, dolore o pesantezza in uno o entrambi gli arti. Questa sensazione viene descritta come “intorpidimento o formicolio”.
Il dolore potrebbe arrivare anche dal petto alle spalle e potrebbe essere percepito come una sensazione di pesantezza o pressione. Un dolore sordo può essere avvertito anche tra le scapole.
Oltre a questi segni, uno dei sintomi più evidenti di un imminente attacco cardiaco è sicuramente la difficoltà respiratoria. Questo include difficoltà nel fare respiri profondi con conseguente stretta al petto. Questi sintomi possono o meno essere accompagnati da nausea. Un altro sintomo di attacco cardiaco può essere un “disagio generale al collo” o una “sensazione di soffocamento o bruciore alla gola”.
Alcune persone possono provare stordimento mentre soffrono dei sintomi summenzionati, altri possono manifestare sudorazione fredda.
Un infarto è causato da un’arteria bloccata, che impedisce all’ossigeno di raggiungere il cuore. Senza assistenza medica immediata, il muscolo cardiaco collasserà. Questo può portare a danni permanenti che possono influenzare per il resto della vita.
Se avvistate segni di un possibile infarto, non esitate a comporre il 118 quanto prima. L’SSN consiglia di “assumere una pastiglia di aspirina (idealmente 300 mg)” in attesa di un’ambulanza – purché non ci siano allergie. Questo perché l’aspirina “aiuta a migliorare l’afflusso di sangue al cuore”.
Il tempo di recupero da un infarto dipenderà dalla quantità di danno recato all’organo.
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