Ormai sappiamo tutti cos’è lo smart working, il lavoro da remoto. Molti di noi l’avranno provato per la prima volta e sicuramente qualcuno ci ha messo un po’ per abituarci, e magari qualcuno non ci è proprio riuscito. Se da un lato per quest’ultimi sarà un sollievo tornare a lavorare nei propri luoghi di lavoro, il futuro potrebbe riservare altro, per la gioia di chi invece si è trovato bene.
Secondo un articolo prodotto da un gruppo internazionale di esperti di gestione, questa recente necessità dovuta alla pandemia diventerà una sempre più una scelta fatta per comodità anche per il futuro. Un cambiamento che è qui per restare.
Le parole di uno di questi esperti, Michael Wilmot: “Sappiamo che i precedenti grandi eventi mondiali hanno avuto un profondo impatto sui luoghi di lavoro e sul tipo di lavoro svolto dalle persone. In effetti, questi eventi hanno portato alla scomparsa di alcuni mercati e attività e alla creazione di altri. Questa pandemia non è diversa. Cambierà il lavoro in modi fondamentali e questo sfiderà le persone a imparare a lavorare in modi radicalmente diversi dai precedenti generazioni.”
Ovviamente il lavoro da remoto non è di certo una novità nata da questo contesto di emergenza, esiste da tempo. Detto questo, la pandemia ha accelerato un processo che era già in atto e con le nuove tecnologie, sarà sempre più facile assistere a questo genere di cambiamento.
Ci sono anche dei problemi legati allo smart working come il fatto che alcune persone non riescono a stabilire dei limiti tra il lavoro e la vita al di fuori di esso, ma ce ne sono anche altri. I principali problemi secondo gli autori sono la perdita di una connessione sociale e quindi una maggiore solitudine. C’è anche la possibilità di un aumento tra i dipendenti di abuso di sostanze e o altre dipendenze. Proprio a causa di questo, le aziende dovranno trovare dei modi per controllare i propri dipendenti da un lato e per fornirgli tutto il supporto necessario da un altro.
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