Se pensavate che entrare nei sogni delle persone come in Inception fosse solo fantasia dovrete ricredervi. Nuove scoperte scientifiche infatti avvicinano di un piccolo passo la trama del film alla realtà. Per la prima volta, i ricercatori hanno avuto “conversazioni” che coinvolgono nuove domande e problemi di matematica con sognatori lucidi, persone che sono consapevoli di sognare. I risultati, provenienti da quattro laboratori e 36 partecipanti, suggeriscono che le persone possono ricevere ed elaborare informazioni esterne complesse durante il sonno.
Il sogno lucido ha ricevuto una delle sue prime menzioni negli scritti del filosofo greco Aristotele nel IV secolo e gli scienziati lo hanno osservato dagli anni ’70 in esperimenti sulla fase REM del sonno, quando si verifica la maggior parte dei sogni. Una persona su due ha avuto almeno un sogno lucido, circa il 10% delle persone li sperimenta una volta al mese o più. Sebbene rara, questa capacità di riconoscere di essere in un sogno, e persino di controllarne alcuni aspetti, può essere migliorata con l’addestramento.
Alcuni studi hanno tentato di comunicare con sognatori lucidi utilizzando stimoli come luci, shock e suoni per “entrare” nei sogni delle persone. Ma questi hanno registrato solo risposte minime da parte dei dormienti e non hanno comportato una trasmissione complessa di informazioni. Quattro squadre indipendenti in Francia, Germania, Paesi Bassi e Stati Uniti hanno cercato di andare oltre e stabilire una complessa comunicazione a due vie durante i sogni, usando la parola e facendo domande che i dormienti non avevano mai sentito durante il loro addestramento. Hanno reclutato 36 volontari, inclusi alcuni sognatori lucidi esperti e altri che non avevano mai sperimentato un sogno lucido prima, ma ricordavano almeno un sogno alla settimana.
I ricercatori hanno prima addestrato i partecipanti a riconoscere quando stavano sognando, spiegando come funziona il sogno lucido e dimostrando segnali – suoni, luci o battiti delle dita – che avrebbero presentato mentre i sognatori dormivano. L’idea era che quei segnali avrebbero segnalato ai partecipanti che stavano sognando.
Le sessioni di sonno erano programmate in momenti diversi: alcune di notte, quando le persone andavano regolarmente a letto, e altre la mattina presto. Ogni laboratorio ha utilizzato un modo diverso per comunicare con il dormiente, dalle domande vocali alle luci lampeggianti. Ai dormienti veniva detto di segnalare che erano entrati in un sogno lucido e di rispondere alle domande muovendo gli occhi e il viso in modi particolari, ad esempio spostando gli occhi tre volte a sinistra.
Quando i partecipanti si sono addormentati, gli scienziati hanno monitorato la loro attività cerebrale, il movimento degli occhi e le contrazioni dei muscoli facciali – indicatori comuni del sonno REM – con elmetti per elettroencefalogramma dotati di elettrodi. Su un totale di 57 sessioni di sonno, sei individui hanno segnalato che stavano sognando lucidi in 15 di loro. In quei test, i ricercatori hanno posto ai sognatori semplici domande ed operazioni di matematica, come otto meno sei. Per rispondere, i sognatori hanno usato i segnali che erano stati insegnati prima di addormentarsi, che includevano sorridere o aggrottare la fronte, muovere gli occhi più volte per indicare una somma, o, nel laboratorio tedesco, muovere gli occhi in schemi che corrispondevano al codice Morse.
I ricercatori hanno posto 158 domande ai sognatori lucidi, che hanno risposto correttamente il 18,6% delle volte, riportano i ricercatori su Current Biology. I sognatori hanno dato la risposta sbagliata solo al 3,2% delle domande; il 17,7% delle risposte non era chiaro e il 60,8% delle domande non ha ottenuto risposta. I ricercatori dicono che questi numeri mostrano che la comunicazione, anche se difficile, è possibile.
Dopo diverse domande, i sognatori sono stati svegliati e invitati a descrivere i loro sogni. Alcuni hanno ricordato le domande come parte di un sogno: un sognatore ha riferito di problemi di matematica provenienti da un’autoradio. Un altro era a una festa quando ha sentito il ricercatore interrompere il suo sogno, come un narratore in un film, per chiedergli se parlava spagnolo.
L’esperimento fornisce un modo migliore per studiare i sogni, afferma l’autore principale Karen Konkoly, neuroscienziato cognitivo presso la Northwestern University. “Quasi tutto ciò che si sa sui sogni si è basato su rapporti retrospettivi forniti quando la persona è sveglia e questi possono essere distorti”. Konkoly spera che questa tecnica possa essere utilizzata in futuro a livello terapeutico per influenzare i sogni delle persone in modo che possano affrontare meglio traumi, ansia e depressione.
Le “conversazioni” addormentate potrebbero anche aiutare il sognatore a risolvere problemi, apprendere nuove abilità o persino inventare idee creative. Cambiare i pensieri delle persone durante i sogni è ancora fantascienza, tuttavia l’esperimento potrebbe essere un primo passo importante nella comunicazione con i sognatori. I sognatori vivono in un mondo interamente fabbricato di ricordi immagazzinati nel cervello, ora i ricercatori sembrano aver trovato un modo per comunicare con le persone in quel mondo.
Foto di Claudio_Scott da Pixabay
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