Space X punta molto sui veicoli riutilizzabili, basti pensare al rientro della capsula Dragon, ennesimo successo per l’azienda creata da Elon Musk. Il vulcanico miliardario di origini sudafricane non si ferma qua e prosegue la propria conquista dello spazio.
Il lancio del Falcon 9 avvenuto sabato ha fatto notizia, il razzo ha inviato rifornimenti alla stazione spaziale internazionale ma il carico non si limita a questo. Per la prima volta un esperimento cinese ha viaggiato verso la ISS, inizia così l’inedita collaborazione sino-statunitense in chiave spaziale.
Inedita collaborazione sino-statunitense grazie a Space X
L’esperimento in questione è volto ad analizzare gli effetti delle radiazioni spaziali sul DNA, in particolare si vuole capire quale sia il limite prima che avvengano mutazioni nell’ambiente spaziale, uno studio che ha implicazioni importanti in vista di viaggi a lunga durata.
Condotto da Deng Yulin dell’Istituo di Tecnologia di Pechino, l’esperimento durerà per circa 30 giorni per poi far ritorno sulla Terra a bordo del razzo Dragon. La squadra di Deng ha pagato circa 200 mila dollari alla compagnia americana NanoRacks per la consegna alla ISS. Una piccola operazione, certo, ma ricordiamo che si tratta della prima ricerca cinese svolta nella parte statunitense della Stazione.
E’ un elemento significativo, visto che il Congresso nel 2011 ha impedito alla NASA di lavorare direttamente con i cinesi, il repubblicano Frank Wolf si disse preoccupato per l’eventuale fuga di dati top segreti. Deng, a quanto pare, non è collegato al Partito Cominista Cinese e solitamente pubblica le sue ricerche su giornali occidentali. Ci si aspetta che anche i risultati di questo lavoro siano condivisi con la comunità internazionale.
“Possiamo cercare qualsiasi significato politico, ma per noi è solo un cliente – ha affermato Jeff Manber di NanoRacks – noi crediamo che la strada commerciale offra occasioni di dialogo senza ricercare chissà quale simbolismo”. L’esperimento rimarrà circoscritto alla piattaforma dell’azienda sulla stazione e non si interfaccerà con nessun sistema tecnologico della ISS: una decisione volta a evitare il rischio di virus informatici.
Fonte: arstechnica.com