Anche l’Agenzia Spaziale europea ha interrotto la sua collaborazione con la Russia, riguardo la loro missione ExoMars, in risposta all’invasione russa in Ucraina. Il Consiglio ha espresso il suo consenso unanime, durante l’ultima riunione del 17 marzo, ritenendo impossibile la collaborazione con il Roscosmos. Pur riconoscendo l’impatto sull’esplorazione scientifica dello spazio, l’ESA è pienamente allineata con le sanzioni imposte alla Russia dai suoi Stati membri.
Il direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea ha dichiarato che la decisione è stata presa date le circostanze attuali. Ciò rende praticamente impossibile anche politicamente il lancio del razzo della missione ExoMars a settembre 2022. L’annuncio era presso che inevitabile dopo che l’ESA aveva dichiarato che sarebbero andati avanti con il lancio dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan a causa delle sanzioni imposte alla Russia in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.
Un nuovo piano per ExoMars implicherebbe più della semplice sostituzione del razzo Proton. La Russia ha anche costruito una piattaforma di atterraggio chiamata Kazachok che avrebbe dovuto essere sostituita. Il rover stesso include strumenti russi e unità di riscaldamento a radioisotopi forniti dalla Russia. Il consiglio ha incaricato di esaminare alternative per il lancio della missione, che collocherà il rover Rosalind Franklin di costruzione europea su Marte. Quindi non bisogna rinunciare, ma semplicemente cercare altre collaborazioni.
Un’opzione plausibile è quella di rinnovata collaborazione con la NASA. L’ESA aveva già pensato a questa collaborazione, ma poi ha chiesto alla Russia quando la NASA si era tolta dal programma. Tuttavia quest’ultima ha cambiato idea e ha espresso la sua volontà di far parte del progetto. Se la relazione con la Russia fosse ripristinata il progetto potrebbe essere pronto nel 2024. Una riconfigurazione più radicale porterebbe al lancio nel 2026, quando ci saranno due opportunità di lancio, o nel 2028.
La dichiarazione ha anche affrontato la decisione della Russia del 26 febbraio di fermare i lanci di Soyuz dalla Guyana francese e di ritirare il suo personale lì in risposta alle sanzioni europee. Questa decisione mette in un limbo cinque missioni europee: due lanci di satelliti di navigazione Galileo, l’osservatorio spaziale Euclid dell’ESA e i satelliti EarthCARE per le scienze della terra e un satellite da ricognizione francese. È stata avviata una valutazione sui potenziali servizi di lancio alternativi per queste missioni, che includerà una revisione dei primi voli di sfruttamento di Ariane 6. Il primo lancio di quest’ultimo, previsto non prima della seconda metà di quest’anno, è attualmente impostato per trasportare un assortimento di piccoli veicoli spaziali e strumenti didattici e privati, insieme a un simulatore di massa.
Foto di Edward Lich da Pixabay
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