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Spotify sfora i 20 milioni di abbonati Premium

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L’industria discografica ha veduto più volte nella sua storia dei forti scossoni a cui però è stata capace di sopravvivere. Pensiamo ad esempio alla proposta indecente di Steve Jobs per contrastare la pirateria nel download dei brani musicali di iTunes e dello store digitale fatta alle case discografiche che, dopo una lunga trattativa, furono costrette ad accettare. A distanza di pochi anni poi, vi è stato un altro grosso colpo assestato alle case discografiche con la nascita dei primi servizi di streaming musicale. Grazie ad essi, gli acquisti di musica sono calati drasticamente, motivo per cui vi è un astio molto importante fra le case discografiche ed i servizi di streaming musicale che offrono i propri servizi in maniera gratuita (con l’utilizzo di pubblicità). L’azienda che più ha successo in campo è Spotify e, come è logico che sia, è la più “odiata” dalle etichette.

Parlando proprio si Spotify, nel corso delle ultime ore ha annunciato ufficialmente, attraverso il proprio blog, che sono stati raggiunti i 20 milioni di utenti abbonati al servizio Premium, a fronte dei 75 milioni che lo utilizzano in totale (55 milioni lo sfruttano come servizio free con l’inserimento di annunci pubblicitari). Si tratta di un traguardo molto importante, visto che nessun servizio al mondo può vantare così tanti utenti. Ma la cosa più sensazionale di tutte è il tempo che è stato necessario per ottenere i secondi 10 milioni di abbonati: da 0 a 10 milioni sono trascorsi 5 anni mentre per conquistare gli altri 10 milioni appena 1 anno (a Maggio 2014 si era raggiunto il traguardo dei 10 milioni).

spotify italia

Tornando a parlare un attimo dell’astio rivolto dalle etichette discografiche a Spotify, il team che sta dietro al servizio ha fatto sapere che le royalties pagate ai cantanti, dall’inizio della storia del servizio, sono state di 3 miliardi di dollari e nel solo primo trimestre del 2015 sono state di 300 milioni di dollari. Considerando che i numeri stanno crescendo rapidamente, è chiaro come le royalties aumenteranno di conseguenza.

Nonostante ci siano stati dei concorrenti molto agguerriti in passato per Spotify (Google Play Music, Rdio, Pandora ecc.), una politica di mercato molto mirata, unita alla forza di volontà ed alla preparazione degli sviluppatori hanno permesso al colosso in verde di conquistare il trono. Tra qualche settimana però arriverà la sfida più grande di tutte: fronteggiare Apple Music. Così come Spotify, anche Apple Music approderà sul sistema operativo Android | Apple Music: su Android si ma solo in versione Premium |, così da avere un bacino d’utenza quanto più ampio possibile.

Voi come la vedete? Chi la spunterà fra questi due colossi?

Lorenzo Spada
Lorenzo Spada
Mi chiamo Lorenzo Spada e sono da sempre appassionato di tecnologia. Se volete discutere di smartphone, tablet e tecnologia in generale, aggiungetemi sui social.

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