Da più di un anno la Stazione Spaziale Internazionale stava perdendo aria. Tale perdita non è stata considerata un pericolo tanto che, anche sapendo che era presente, chi di dovere si è mosso tardi. Le ricerche della falla sono iniziate diversi mesi dopo quando la fuga sembrava essere diventata più grossa. Nonostante tutti gli sforzi però, solo lunedì scorso è stata trovata.
Nonostante i primi fallimenti nel cercare di localizzarla, la NASA e Roscosmos, rispettivamente l’agenzia spaziale statunitense e quella russa, sono comunque riusciti a limitare l’ubicazione a diversi moduli. Alla fine hanno scoperto che si trovava nel modulo Zvezda, quello principale della parte russa della stazione.
L’utilità di tale modulo è di fornire ossigeno e acqua potabile a metà degli altri moduli. Altra funzione fondamentale è l‘eliminazione dell’anidride carbonica tramite un macchinario specifico. Oltre a questo, è considerata la zona notte, la sala da pranzo e il bagno dell’intera stazione. Un punto nevralgico.
Era il settembre del 2019 quando si sono accorti prima volta di una perdita d’aria anomala. Anomala perché in realtà la stazione ne perde sempre un po’, un sistema fatto apposta così per diversi motivi. Per cercare di scovare la falla hanno dovuto fare diversi test come sigillare ermeticamente i modulo l’uno dall’altro. Una scelta difficile in alcuni casi perché si impediva il corretto svolgimento della routine.
Nel momento in cui ci si è accorti che la fuga era diventata eccessiva, non hanno più potuto aspettare. Perdere troppa aria significa farsene arriva di più dalle varie spedizioni di rifornimento andando però a togliere spazio ad altro.
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