Il telescopio Subaru, situato nelle isole Hawaii, è riuscito a raccogliere le prove della formazione di buchi neri supermassicci nell’universo antico. La scoperta ha sorpreso gli scienziati che non credevano possibile la formazione di questi corsi celesti durante i primi giorni di formazione dell’universo.
La ricerca
Il telescopio, delle dimensioni di 8,2 metri, ha avuto bisogno di un’enorme telecamera per poter ricercare i dati risalenti a 13 miliardi di anni fa. Grazie all’osservazione di oggetti molto distanti, gli astronomi hanno scoperto 83 quasar alimentati da buchi neri supermassicci.
Tentare di osservare cosa è accaduto in quel momento è quasi come andare indietro nel tempo. Guardare la luce ad una certa distanza permette di osservare l’universo proprio come appariva in quel momento. Dato che il Big Bang ha avuto luogo 13,8 miliardi di anni fa, queste osservazioni hanno permesso di capire come l’universo appariva durante la sua nascita.
Per vedere i quasar a questa distanza, era necessario un telescopio estremamente potente. Se il telescopio Hubble, con un campo visivo di 0,04 gradi, è riuscito a catturare molte delle meravigliose e dattagliate immagini dell’universo; questa volta serviva qualcosa di più grande. Il telescopio Subaru è equipaggiato con uno strumento chiamato Hyper Suprime-Cam (HSC) che ha un enorme campo visivo di 1,77 gradi, sette volte l’area della luna piena.
Michael Strauss, professore di scienze astrofisiche all’Università di Princeton e uno dei coautori dello studio, ha affermato: “È straordinario che degli oggetti di tali dimensioni e densità siano stati in grado di formarsi così presto dopo il Big Bang. Capire come i buchi neri possono formarsi nell’universo primordiale, e quanto siano comuni, è una sfida per i nostri modelli cosmologici“.