Se siete tra coloro che hanno esaltato il lavoro a distanza, preferendolo alle lunghe giornate in ufficio e alle interminabili code nel traffico per tornare a casa, date un’occhiata a Susan, una rappresentazione visiva del futuro “lavoratore a distanza” tra 25 anni. Con il lockdown, molte persone sono state costrette, loro malgrado, a diventare un vero e proprio esperimento, al punto che questa dura esperienza ci ha mostrato i vantaggi e gli svantaggi di tale approccio al nostro lavoro. Certo, staccarsi dal computer e finire la propria giornata di lavoro gettandosi sul divano è una bella sensazione: il lavoro a distanza ci assicura sicuramente più tempo libero e una maggior indipendenza; ma quali possono essere le ripercussioni di questo metodo sulla nostra psiche e sul nostro corpo?
Il gioco potrebbe non valere la candela e ce lo mostra una piattaforma di ricerca di lavoro, DirectlyApply, che mostra come potrebbero apparire i lavoratori a distanza nei prossimi 25 anni, se lo stile di vita casalingo dovesse perdurare. Anzitutto andrebbe a ridursi drasticamente il livello di interazione sociale e anche l’esercizio fisico andrebbe quasi a scomparire dalle nostro giornate; il nostro corpo nel risentirebbe in maniera tremenda, arrivando a soffrire di spalle curve e tensione oculare, causata dall’esposizione agli schermi dei laptop per lunghi periodi.
Prima della pandemia di coronavirus, uno studio condotto da IWG ha scoperto che l’80% delle persone tendeva a rifiutare offerte di lavoro che non prevedessero la possibilità di adattarsi con modalità di lavoro agile. Tuttavia, nonostante il 50% delle aziende effettui videoconferenze quotidiane, il 29% di esse si sente ancora meno produttivo che mai. Il coronavirus ha senza dubbio rivoluzionato il modo in cui le aziende lavorano, al punto che molte di esse stanno già cercando di implementare schemi di lavoro ibridi e flessibili in maniera permanente; ma quanto tempo ci vorrà prima che i benefici del lavoro remoto vengano superati dagli svantaggi?
La rappresentazione elaborata, chiamata Susan, costituisce un consiglio degli esperti di tutto il mondo, rendendoci evidenti gli effetti di un abuso del lavoro da remoto, quantomai spietati sul nostro corpo se non adottiamo le misure necessarie per evitarli. Susan soffrirebbe di problemi alla vista, causati dalla lunga esposizione allo schermo del proprio computer, e presenterebbe occhi costantemente arrossati; la sua postura, adattata inevitabilmente all’ambiente di lavoro “striminzito”, porterebbe ad un iper-allungamento del collo e a costanti fastidi alla colonna vertebrale; la mancanza di vitamina D, assorbita dal nostro corpo dal Sole, in condizioni normali, causerebbe perdita di capelli e alopecia. Obesità e gravi problemi di stress indurrebbero squilibri molto gravi nella circolazione del sangue, causando ipertensione e malattie cardiovascolari.
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