Secondo un nuovo studio condotto dal Centre for Star and Planet Formation presso l’Università di Copenhagen, il nostro pianeta è più giovane di quanto ipotizzato precedentemente. Apparentemente, la formazione della Terra è stata più veloce e anche di molto, ma non solo.
Secondo il nuovo studio, la proto-Terra, quindi di fatto il precursore del nostro pianeta, si è creato in circa cinque milioni di anni. Inizialmente si pensava si fosse creata in decine di milioni di anni. Questa nuova scoperta potrebbe andare a riconsiderare anche il come si è creata.
Di solito si usa un formato di 24 ore per mettere gli eventi in prospettiva. Se il sistema solare si è creato in 24 ore (4,6 miliardi di anni) la proto-Terra ci ha messo quasi 1 minuto e 30 secondi (5 milioni di anni). Prima si pensava ce ne avesse messi dai 5 minuti ai 15.
La formazione della Terra
Finora si pensava che la Terra fosse nata a causa della collisioni casuali di corpi planetari più grandi. Una teoria recente vede invece tale creazione attraverso l’accumulo di polvere spaziale che man mano si è aggregata. Una teoria che cambia la concezione di come si siano formati e così vale anche per altri pianeti nella galassia.
Per arrivare a questo punto, i ricercatori hanno studiato degli isotopi di ferro. Studiano una miscela basata su alcuni meteoriti, hanno collegato il tutto alla composizione della massa del sistema solare stesso. In sostanza, tale polvere di isotopi, insieme a del gas, ha permesso la creazione della Terra e di altri pianeti attraverso un disco di accrescimento.
Le parole di uno dei ricercatori: “Se la formazione della Terra fosse un processo casuale in cui hai appena fatto a pezzi i corpi, non saresti mai in grado di confrontare la composizione di ferro della Terra con un solo tipo di meteorite. Otterresti una miscela nuova. Se la teoria dell’accrescimento planetario è davvero corretta, l’acqua è probabilmente solo un sottoprodotto della formazione di un pianeta come la Terra, rendendo gli ingredienti della vita, come la conosciamo, più probabili di essere trovati altrove nell’universo.”