In Italia, come in tutto il mondo in realtà, avvengono continuamente terremoti. Negli ultimi 10 anni e poco più abbiamo assistito a diversi fenomeni particolarmente distruttivi tanto che gli esperti si sono impegnati a ricercare le cause e hanno trovato un aspetto interessante e prima praticamente ignorato. La colpa non sembra essere semplicemente delle placche tettoniche, ma c’è dell’altro.
Un team dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha iniziato a misurare l’anidride carbonica delle sorgenti limitrofe all’aria colpita dal terremoto del 2009 dell’Aquila. Un lavoro che andato avanti per molto tempo. La prima in assoluto per uno studio del genere e infatti hanno portato alla luce dati importanti sulla fuoriuscita di CO2 lungo le linee di faglia.
Le parole del team: “I terremoti appenninici dell’ultimo decennio sono chiaramente associati all’ascesa della CO2 di derivazione profonda. L’analisi delle acque sotterranee rende possibile indagare aree relativamente ampie e relativi processi tettonici su scala regionale.”
Terremoti e anidride carbonica
Secondo lo studio nell’ultimo decennio c’è stata una liberazione di 1,8 milioni di tonnellate di carbonio che, a rendere tutto ancora più inquietante, si tratta della stessa quantità che si libera quando un vulcano erutta oppure le emissioni di 350.000 auto guidate per un anno.
Da un lato questa informazione risulta importantissima perché un monitoraggio di queste emissioni potrebbe aiutare a prevenire futuri terremoti. Altro aspetto importante riguarda invece i cambiamenti climatici. Finora queste emissioni sono passate sotto traccia e anche se sono molto inferiori a quelle prodotte dall’uomo, alla lunga incideranno sull’ambiente.
“Ci auguriamo che un monitoraggio continuo delle sorgenti d’acqua sia il modo migliore per monitorare le emissioni di CO2 prodotte in profondità per comprendere meglio la relazione causale con la sismicità.”