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Testa o croce: un esperimento di 350mila lanci mette in dubbio la casualità

Un team di ricercatori dell’Università di Amsterdam ha lanciato una moneta 350mila volte per studiare la probabilità di ottenere testa o croce. I risultati, pubblicati in preprint su arXiv, suggeriscono che il risultato potrebbe non essere così casuale come si pensa.

Secondo l’ipotesi dei ricercatori, la moneta potrebbe avere una leggera propensione ad atterrare sullo stesso lato da cui è stata lanciata. Questo fenomeno, chiamato “bias dello stesso lato”, è stato osservato in esperimenti precedenti condotti con macchine lancia-monete.

L’esperimento

I ricercatori hanno lanciato 46 monete diverse, per un totale di 350.757 volte. Il risultato è stato che la testa è uscita 175.962 volte, mentre la croce è uscita 174.795 volte. Questo significa che la probabilità di ottenere testa è stata del 50,8%, leggermente superiore al 50% atteso.

Tuttavia, è importante notare che questa differenza è molto piccola. Per fare un esempio, se si giocasse a testa o croce 100 volte, la probabilità di vincere o perdere sarebbe ancora di circa 50%.

Inoltre, alcuni esperti hanno sollevato la questione che i ricercatori potrebbero aver inconsapevolmente influenzato il risultato dell’esperimento, conoscendo il bias dello stesso lato.

Nonostante queste limitazioni, i risultati dello studio di Amsterdam sono comunque interessanti e suggeriscono che la casualità del lancio di una moneta potrebbe essere meno certa di quanto si pensasse.

Lo studio di Amsterdam ha fornito nuove evidenze a sostegno dell’ipotesi che il lancio di una moneta non sia del tutto casuale. Tuttavia, è importante notare che la differenza tra testa e croce è molto piccola e che non ha un impatto significativo sulla vita di tutti i giorni.

Foto di Shaojie su Unsplash

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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