Il progetto “the ocean CleanUp” sta per partire ufficialmente. Il giovane Slat ha ottenuto i fondi sufficienti mediante una campagna di crowdfunding sul web. Ha raccolto 2,2 milioni di dollari e ripulirà i nostri oceani dalla plastica. Dalla presentazione del progetto, esattamente due anni fa, l’allora diciannovenne convinse folte platee sulla fattibilità del progetto, e se pensate che sia una di quelle idee tanto efficienti quanto contorte vi sbagliate.
Due milioni di dollari
E’ quanto è riuscito ad ottenere all’età di 19 anni con “the Ocean Cleanup” e dopo due anni di test ,Boyan Slat e la sua squadra hanno ricercato diversi metodi per ottimizzare il processo di pulizia. L’idea è molto semplice: dei tubi galleggianti lunghi qualche centinaio di chilometri intrappolano la plastica e la convogliano verso un compattatore ad energia solare. Impatto=zero. Non solo, se pensiamo poi che il grosso del lavoro viene lasciato alle correnti marine l’idea assume sempre di più caratteri di genialità.
30 mila metri cubi di sporcizia
Se pensate che sia il totale della plastica “viaggiante” avente pensato male. 30 mila metri cubi è la quantità che arriva mediamente sulle coste in un anno, questo vuol dire che i rifiuti sono molti di più. Secondo uno studio dell’Università del Connecticut negli oceani galleggiano 269 mila tonnellate di plastica (!!), non solo bottiglie o residui di materiali ma anche microplastiche.
The ocean Cleanup ha vinto il Best Technical Design 2012 all’Università di Delft.
Ed è con la vincita del premio, lo studio di fattabilità, la sperimentazione in America che i primi esemplari saranno costruiti e piazzati a Tsushima, isola tra Giappone e Corea del Sud. La posizione appare tattica in quanto sono state censite diverse “isole” di plastica , e se i calcoli sono corretti nel giro di 10 anni Slat ripulirà tutto il Pacifico.
Run Boy Run, il sottofondo del loro video Youtube
Vi ho proposto il loro video, preso dal canale omonimo di Youtube. Vi invito a guardarlo, perché oltre che essere montato davvero bene, ci fa respirare l’atmosfera che si respira tra le fila del progetto “the ocean Cleanup”. E per concludere mi viene da fare una riflessione su quei ragazzi che spinti da quell’energia riescono a compiere imprese straordinarie e migliorare la vita di tutti. Non è essere eroi, credo che non ci sia lo spazio per gli eroismi, ma credo si tratti di tanta fortuna. Non giudicatemi semplicistico ma credo che i ragazzi abbiano bisogno di trovare la loro “battaglia” da combattere ed essere adeguatamente supportati, il rischio è che si “brucino”. E noi in Italia siamo piuttosto bravi a bruciarli.