Brutte notizie per i clienti TIM. Nella fattispecie, per quanti utilizzano piani ricaricabili. Infatti, è previsto un aumento diffuso per molti piani ricaricabili e Aduc la denuncia ad Agcom e all’Antitrust. Del resto, TIM lo ha annunciato qualche giorno fa. L’aumento è previsto per il prossimo 15 giugno e coinvolgerà gli utenti già attivi, senza modifiche nel traffico e nei servizi inclusi. In realtà, Aduc ricorda come TIM abbia tentato di varare dei rincari già lo scorso mese, poi fermatasi dopo l’altolà di Agcom. Ma ora ci riprova. Quanto si pagherà in più?
Tim, rincari di 49 centesimi
Questo l’annuncio ufficiale dell’operatore italiano: “alcuni piani tariffari base ricaricabili entreranno a far parte dei piani PRIME go ed avranno un costo di 49 centesimi a settimana in più“. Come però denuncia Aduc, Prime Go è diversa da Prime perché è un rincaro secco della tariffa, il che è permesso dalla normativa. Poi c’è un altro aspetto. Tim afferma che il cliente colpito dal rincaro può richiedere tante cose: due biglietti al costo di uno per il cinema ogni settimana, nonché fruire di Calciomercato e Campionato mediante la App Serie A Tim; chiamate e SMS illimitati verso un numero mobile Tim a scelta, la possibilità di vincere smartphone e premi ad ogni ricarica effettuata.
LEGGI ANCHE: Tim, Vodafone e Wind: ci truffano sulle tariffe settimanali?
Ma, come sottolinea l’Agenzia garante delle comunicazioni, il cliente che non accetta il rincaro può sfruttare due alternative: o chiedere il recesso gratuito, purché fatto con un preavviso di trenta giorni, o, in alternativa, passare a una tariffa base che non prevede la Prime Go.
Perché i rincari di Tim sarebbero scorretti
Agcom sottolinea che i rincari operati sarebbero scorretti, giacché, se è vero che la normativa vigente fa sì che gli operatori possano applicare rincari diffusi, con tanto di diritto di recesso, è altrettanto vero che essi non possono però applicare nuove opzioni a pagamento senza il consenso dei clienti. Le due mosse hanno due reciproci aspetti: il primo, comporta il rischio di perdere il cliente (molto elevato alla luce della forte concorrenza tra le compagnie telefoniche); il secondo, non prevede particolari rischi ma solo il possibile vantaggio di aumentare i ricavi. Di qui il fatto che la prima mossa sarebbe lecita, la seconda invece no.