Il trapianto di testa è possibile e verrà realizzato entro la fine dell’anno, parola di Sergio Canavone, lo scienziato a capo di questa impresa scientifica. Nel mese di Giugno è stato pubblicato lo studio relativo al trapianto di testa di 9 topi: la colonna vertebrale insieme alla testa è stata espiantata e riconnessa sul corpo di un donatore.
La realtà a volte supera la fantascienza. Come un moderno Frankestein, Sergio Canavero cerca la giusta formula per allungare la vita. Secondo il neurochirurgo, “la razza umana ha il diritto di estendersi la vita“.
Perché il trapianto di testa è solo il primo passo verso l’immortalità. Un traguardo scientifico che, se comprovato, potrebbe cambiarci la vita di tutta l’umanità alla stessa stregua della scoperta del viaggio nel tempo o di vita extraterrestre al di fuori del sistema solare.
L’obbiettivo è quello di riuscire nel primo trapianto di testa umano entro la fine del 2017. Secondo lo scienziato, la tecnologia necessaria alla delicatissima operazione è già disponibile. Quello che manca sono i finanziamenti, e una “strada aperta” che sembra davvero tortuosa, tra le critiche mosse dalla comunità scientifica e dalle associazioni etiche/a protezione degli animali.
La sperimentazione per il trapianto di testa e colonna vertebrale è iniziata lo scorso anno con test sui primati. Canavero ha effettuato il primo trapiano di testa utilizzando due scimmie: un donatore e un paziente. A dir la verità, il trapianto non è stato “totale”. A causa della difficoltà nel ricollegare i vasi sanguigni, solo la porzione di midollo spinale è stata trapiantata. il risultato è una testa di scimmia collegata a due corpi. Per motivi etici la scimmia è stata tenuta in vita solo 20 ore dopo l’operazione.
L’ingrediente segreto alla base del successo sui topi è il glicole polietilenico (PEG), una speciale colla organica che “fonde” i tessuti del midollo spinale. Importantissima infatti è la fase di ricostruzione dei collegamenti: la colonna vertebrale sui topi è stata tagliata all’altezza dell’attacco T10 del cordone dorsale, grazie ad una affilatissima lama che taglia di netto la sezione del midollo spinale.
Un gruppo di 15 topi è stato diviso in due: 6 facenti parte del gruppo di controllo e 9 del gruppo di test. Entrambi i gruppi hanno subito lo stesso trattamento iniziale: rimozione della testa e midollo spinale, con trattamento in soluzione salina per fermare la fuoriuscita di sangue. Il gruppo test è stato poi trattato con il glicole polietilenico. Tutti i topi sono stati posti in coma farmacologico per 28 giorni. Bisogna dare il tempo ai collegamenti del midollo spinale di fondersi senza movimenti di sorta.
Il risultato è strabiliante, se comprovato: dei 9 topi trattati con il PEG, tutti hanno riacquistato la capacità di deambulazione. Due sono risultati “perfettamente normali”. Purtroppo, tutte le cavie sono morte due giorni dopo.
L’obbiettivo dell’esperimento però non è riuscire a far sopravvivere le cavie il più a lungo possibile, quanto più lo studio del trattamento tramite PEG e la risoluzione dei problemi relativi al trapianto di testa. Entro la fine dell’anno è previsto il primo trapianto di testa effettuato su di un essere umano: la Cina ha già dato l’autorizzazione. Il trapianto verrà effettuato su di un corpo deceduto, ma in buono stato.
Fonte: Business Insider